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Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? In risciò
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Diciottesimo giorno

Martedi 20 novembre

Come andò che decisi seduta stante di ripartire da Roma e tornai indietro verso l'imbarco per Palermo a Civitavecchia, e lungo il tragitto feci sosta a Ladispoli ospite di ospitali extracomunitari kurdi



L a mattina di martedi durante la colazione mio cugino Giancarlo mi spiega come arrivare alla stazione Tiburtina, una stazione del treno un po' meno convulsa di Roma Termini, e più vicina a casa, per sbrigare la faccenda del trasporto mio e del risciò in treno fino in Calabria. Mi dà quindi per raggiungere Tiburtina un biglietto “Metrebus” che dura 75 minuti dalla timbratura. Con il bus sono quindi arrivato sino alla stazione, ed ho chieso all'ufficio informazioni come fare a viaggiare in treno con risciò al seguito. Qui mi é stato detto che sarei potuto partire giovedi sera, o altrimenti sabato sera, e che avrei dovuto semplicemente portare il veicolo due ore prima della partenza del treno a Roma Termini presso il terminal auto in via Porta S.Lorenzo 8, per caricarlo sul vagone.
Bene!
Anche il prezzo per questo servizio è accessibile... allora posso trascorrere a Roma ancora due giorni.
Fantastico!
Peccato che una volta rivoltomi allo sportello della biglietteria nella stessa stazione mi sia stato invece detto che non possono fare biglietti per un veicolo che non sia un'auto, una moto o una bicicletta, e che quindi sarei dovuto andare personalmente a parlarne all'ufficio dove caricano le auto in via Porta S.Lorenzo 8.
Non perdo altro tempo là e con la metropolitana mi affretto alla stazione Termini.
Qui scopro che questo civico 8 di via Porta S.Lorenzo dista un bel po' dalla stazione vera e propria, e devo camminare a piedi per buoni 20 minuti.
Non mi é passato neanche per idea di fare oggi questi spostamenti sul risciò invece che con i mezzi: non avrei mai potuto parcheggiare tranquillamente di fronte alla stazione e perdere il veicolo di vista, fosse anche per pochi secondi. Qui la gente racconta di come lasciando la bicicletta legata con la catena ad un palo, dopo poco trovi solo la catena legata al palo, e la bicicletta è volatilizzata!
In tarda mattinata ho allora raggiunto questo ufficio dove si trattava di registrare i veicoli che sarebbero stati caricati a Roma Termini sul treno. Ma le peraltro gentilissime persone in questo ufficio non hanno potuto darmi risposte certe, se non che per motivi assicurativi sarebbe stato difficile far salire un risciò su un treno, e mi hanno indirizzato all'ufficio assistenza clienti nella stazione.
Quindi tutta quella strada era a vuoto, potevo rimanere direttamente in stazione uscendo dalla metro... l'ufficio assistenza clienti serve per accogliere e elaborare i reclami e le disfunzioni accusate dagli utenti delle ferrovie.
C'é una discreta coda di persone che aspettano di essere ricevute all'interno del minuscolo chiosco. Chi ha smarrito la valigia sul treno, chi si deve far rimborsare il supplemento, e chi deve andare fino in fondo al regolamento e capire se davvero non é consentito ad un veicolo non a motore di essere imbarcato su un treno.
Ho lasciato passare avanti il povero signore che aveva perso la borsa sul treno, quindi sono entrato e ho spiegato tutto quello che mi era appena successo per arrivare fino a questo sportello con la mia insolita richiesta. L'impiegata telefona di qua e di là:
"Ma ce l'ha la targa?..No? allora niente da fare?...vediamo forse..."
Avrebbe voluto leggere insieme a me il regolamento dettagliato relativo al trasporto di veicoli sui treni, ma sfortunatamente il collegamento del suo terminale informatico era interrotto, e non è stato possibile leggere niente!
L'unica cosa che mi hanno potuto dare come consolazione è stato un modulo chiamato “carta dei servizi” in cui vomitare le mie lamentele, che magari in un punto imprecisato del futuro un programma apposito avrebbe potuto prendere in considerazione.
La mia fiducia nelle ferrovie oggi é calata di molto. Ma si vede che era destino così: ora mi devo affrettare a lasciare la città finchè la calma del primo pomeriggio me lo permette, per essere con un buon margine di anticipo al porto di Civitavecchia domani nel tardo pomeriggio. La nave veloce Excellent per Palermo sarebbe partita infatti mercoledi alle 20.00.
Utilizzando un secondo biglietto della metro sono corso fino alla stazione della metro presso largo Colli Albani, e ho rifatto in fretta i miei bagagli, mentre la cugina Antonia mi ha amorevolmente cucinato ancora per pranzo qualcosa di sostanzioso e squisito, e mi ha dato per il viaggio ancora il meglio che mi poteva impacchettare delle prelibatezze casalinghe: biscotti, formaggio, vino, noci, frutta e quant'altro. Il cugino che era in pausa dal lavoro mi ha poi aiutato a caricare i bagagli sul risciò e mi ha spiegato a menadito come arrivare ad imboccare la via Portuense il prima possibile, per non rimanere imbottigliato nel traffico di metà pomeriggio.
Erano le 2 e mezza-3 del pomeriggio, e infatti le strade erano ancora sgombere dal traffico per via della pausa pomeridiana.
É così strano che in Italia anche d'inverno, quando il giorno solare é molto corto, così tanti esercizi si lascino scappare le preziose ore pomeridiane di luce, e continuino invece a lavorare oltre il tramonto con un enorme dispendio di luce artificiale.
E poi una volta all'anno si organizza un rito del risparmio energetico. Ma diamine, che non rimanga un rito: é una necessità... l'elettricità costa!
E lavorare per ore e ore ogni giorno con luce artificiale fa male alla salute e allo spirito!
Dunque seguendo le indicazioni ho raggiunto con il risciò piazzale Ostiense, da lì ho proseguito pe un tratto verso sud, ho attraversato il Tevere su un ponte di ferro chiamato ponte dell'Industria, e ho incontrato così la via Portuense, che parte da Porta Portese.
Questa antica via che già in età imperiale congiungeva l'Urbe con la foce del Tevere dovrebbe rappresentare una alternativa più sicura rispetto alla via Aurelia.
Il mio obiettivo per oggi é di raggiungere Ladispoli, in modo da poter domani con calma pedalare per i restanti 30-35 chilometri fino a Civitavecchia. La città di Roma é immensa, e continuo ad attraversare borgate che poco hanno delle caratteristiche di una metropoli, ma che amministrativamente appartengono al comune capitolino. Per terra sull'asfalto della strada ho raccolto una moneta da 1 euro.

La via Portuense non é come me la sono immaginata: non é una strada pianeggiante che collega in modo spedito Roma con il mare, ma ha l'aspetto di un ottovolante: non costeggia gli ostacoli, ma li sormonta in linea retta. Si alternano perciò salite ripide e discese altrettanto ripide, in mezzo a boscaglie e prati.
Quando ormai la luce diurna lasciava gradualmente lo spazio alle tenebre della notte, ho attraversato una zona caratterizzata da un alto tasso di servizi amatoriali. É una zona di transito veloce, sia di automobili private sia di grossi autotrasportatori, e evidentemente proprio per il fatto che qui tutti tirano dritto come su un'autostrada, le prestazioni amatorie passano particolarmente inosservate.
Peccato che io invece, che in quei tratti di salita ripida non ero più veloce di un cavallo al passo, non potevo non notare il movimento dietro i cespugli, e me ne dispiace per la discrezione delle persone coinvolte.
Ma d'altra parte se scrivo di questo particolare, é anche perchè in cuor mio mi auguro che a queste ragazze venga presto offerto un lavoro più umano. Una di esse, che aspettava sul ciglio della strada, mi ha raccomandato di stare attento, chè, dice, in questa strada gli automobilisti e i camionisti non hanno rispetto di niente. Me lo immagino.

Dopo la zona delle lucciole la strada andava a scendere vertiginosamente, ma non potevo ancora vedere il mare in lontananza. Presto fu notte, e con il buio é sopraggiunto un lieve attacco di bassa pressione. Di solito quando mi viene la bassa pressione mi devo stendere per almeno un'ora ed aspettare che quel fastidioso cerchio alla testa sia passato. In questa situazione invece anche potendo stendermi (era ormai piuttosto freddo fuori, e non c'erano posti dove potersi coricare) ho sentito che la voglia di andare avanti era molto più grande della necessità di coricarsi.
Mi sono fermato al prossimo punto di ristoro, il bar nei pressi dell'incrocio dove la portuense interseca l'autostrada Roma-Fiumicino, e là ho ordinato un the caldo.
Nel bar e intorno al bar c'erano diverse persone di diversa provenienza che mi hanno dato consigli per arrivare nel modo migliore a Ladispoli: secondo qualcuno mi sarei persino potuto imbarcare più comodamente al porto di Fiumicino, invece di andare fino a Civitavecchia, i più hanno invece detto che devo proprio imbarcarmi a Civitavecchia, ma mi hanno sconsigliato di proseguire sulla Portuense, perchè di notte certi automobilisti su questa strada sono davvero pericolosi. Me lo sono immaginato anch'io, che siccome il grosso del traffico stradale ”regolare” verso Civitavecchia passa sull'Aurelia, che é anche più veloce, é possibile che questa via secondaria, che conduce anch'essa verso la costa ovest di Roma, sia frequentata da automobilisti particolarmente indisciplinati, che preferiscono percorrere in libertà e senza freni una via isolata e fuorimano.
Il pensiero di me sbattuto per terra al freddo e al buio, mezzo morto e privo di soccorso in quelle lande desolate, vittima di un pirata della strada, mi ha convinto improvvisamente a deviare e a ricongiungermi alla via Aurelia, quella stessa che avrei voluto evitare.
Così dopo un breve tragitto di qualche chilometro verso nord lungo la Via di Malagrotta mi sono ritrovato sulla superstrada aurelia, questa volta in direzione opposta rispetto al venerdi scorso. Qui il traffico di auto che si allontanavano da Roma era decisamente più tranquillo di quello che avevo incontrato venerdi sera diretto verso Roma.
Appena lungo la mia carreggiata ho visto una freccia indicante Torrimpietra, cioè la località a partire da cui l'Aurelia a due carreggiate che sto percorrendo ridiventa una normale strada statale, l'ho seguita, e a sorpresa mi sono ritrovato di fronte ad un casello autostradale, dove naturalmente non avevo nessuna intenzione di entrare. Non c'era anima viva a quel casello, a parte gli automobilisti chiusi nei loro abitacoli, e perciò ho cercato da solo un punto dove poter attraversare le transenne di cemento fra le due carreggiate, e quindi ritornare sulla statale.
Una volta a Torrimpietra ho ringraziato Dio di avercela fatta, quindi ho proseguito con molta meno tensione sempre dritto fino a Ladispoli.
Ladispoli é un centro vacanziero e balneare per molti romani, e ora che la stagione é finita ha un aspetto piuttosto desolato. Alle nove di sera ci sono a malapena alcuni passanti per le strade.
Ho girato tutto l centro chiedendo qua e là dove poter pernottare, o se ci fosse un ostello, ecc. Sono entrato in un phonecenter in via Genova per navigare una mezz'ora in internet, quindi ho cercato più seriamente, ho chiesto nei pochi alberghi aperti, ma erano troppo cari.
In via Duca degli Abruzzi mi sono infine fermato a ristorarmi presso un locale che vende Döner Kebap.
I due ragazzi che lavorano lì erano curdi, e quando ho raccontato loro del mio viaggio, e hanno visto il mio veicolo, hanno insistito perchè bevessi un the con loro, una volta chiuso il locale. Poi verso l'una era arrivata per loro l'ora di andare a dormire, li ho portati fino a casa, un grosso appartamento con diverse stanze, e loro mi hanno messo a disposizione un letto nella stanza degli ospiti.
Ho dormito a lungo e profondamente.



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