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Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? In risciò da Genova a Roma
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Soggiorno Romano

Sabato 17 - lunedi 19 novembre

Come andò che restai nella capitale per qualche giorno ospite dei miei parenti, mettendo alla prova l'adeguatezza di questa metropoli al traffico ciclistico.



sabato mattina a viale Trastevere


L a mattina del sabato sono ridisceso intorno alle 9 verso viale Trastevere, e mi sono diretto con tutta calma verso Monteverde dai parenti dove ero invitato a pranzo. Durante il tragitto ho incontrato un tassinaro di nome Stefano, che passa il tempo quando é in servizio a fare foto di soggetti particolari in giro per Roma. Nel suo blog ha inserito alcune foto scattate in viale Trastevere, freddo e completamente libero dal traffico, ed ha commentato a lato della foto che i genovesi se le inventano tutte per non spendere denaro in benzina.
L'ha detto con ironia, ma è più serio di quello che può sembrare.

un taxista si è fermato a fare una foto


Dopo un luculliano pranzo ad una tavola festosa e una siesta pomeridiana che ha coperto praticamente tutto il pomeriggio, all'ora del tramonto sono partito per raggiungere il sud di Roma, presso la via Appia Nuova, dove avrei pernottato ospite di altri parenti, e dove il risciò sarebbe stato preservato dai furti e danneggiamenti in un garage sotterraneo.
Orientarsi nell'urbe, e di notte, non é così facile. Mi trovavo a ovest del centro e dovevo andare a est.
Da Monteverde sono passato al di là del Tevere attraverso il quartiere Testaccio. Una volta sul piazzale Ostiense, riconoscibile grazie alla piramide cestia, ho proseguito lungo viale Marco Polo, fiancheggiando a sud le antiche mura, e dopo il sottopassaggio continuando sulla assai trafficata via Cilicia, fino a ritrovarmi presso la piazza Tuscolo, dove ho potuto scegliere se proseguire verso san Giovanni in Laterano o svoltare a est verso piazza Re di Roma.
La concentrazione di automobili e motorini era pazzesca, al di là della mia immaginazione. Cosa ancora più straordinaria, in mezzo a tutte quelle casse da morto metalliche guizzavano anche di tanto in tanto delle biciclette, che erano notevolmente più veloci dei mezzi a motore. Io stesso sul risciò procedevo a gimkana fra strada e marciapiede per divincolarmi nel traffico del sabato sera. Infine seguendo la via Appia Nuova sono arrivato a destinazione, e ho parcheggiato il risciò in un garage sotterraneo.

L a giornata di domenica é dedicata al completo riposo, come é anche giusto che sia, una volta tanto. Il risciò rimane parcheggiato, ed io ho trascorso la giornata circondato dai parenti festosamente riuniti in occasione non solo del mio arrivo ma soprattutto in occasione dell'arrivo di un nuovo nato in famiglia. La giornata é stata inoltre un'ottimo momento per riordinare le idee e per programmare la giornata successiva. Lunedì é stato infatti il giorno che ho dedicato a conoscere e testare Roma con il mio veicolo.

L unedi mattina il tragitto é principiato in viale Nocera Umbra, da dove ho dato uno strappo sul risciò a mio cugino fino al suo ufficio, che come una formidabile guida turistica mi faceva conscio dei cimeli architettonici ed urbanistici che incontravamo sul percorso. Questo itinerario finiva in piazza di Santa Maria Maggiore, presso la grande basilica, la cui facciata mostra come nel corso dei secoli la originaria struttura sia stata rinchiusa da una “corazza” barocca, che però lascia intravedere dietro le arcate un cuore medievale.
Da là a piazza Venezia il passo é breve, ma mi accorgo che con le mie tre ruote non é così semplice. Il fondo stradale é terribile, fatto di pietre vecchie e sconnesse, ma il traffico di auto é nervoso ed implacabile. Le auto si affrettano a velocità improbabile, e le ruote rotolando su quella pietraia che é il fondo stradale emettono migliaia di suoni tellurici che costituiscono un sottofondo incessante e infernale. Sono sceso verso il monumento a Vittorio Emanuele in piazza Venezia e poi verso Largo Argentina. Cercavo un ufficio postale dove ritirare dei soldi, ma non é stato facile. Sensi unici, fondo stradale sconnesso, automobilisti indisciplinati, un nervosismo in torno a me che si tagliava col coltello. Nel chiosco informativo per i turisti ho ricevuto una piantina del centro, e nello stesso posto ho chiesto dove fosse l'ufficio postale più vicino. Il ragazzo ha guardato sul computer e per questa via ha scoperto che la posta è proprio nella stessa piazza dove ci trovavamo, dietro le nostre spalle! Per fortuna che c'è internet...
Poi intanto era mezzogiorno e ho pedalato senza un programma preciso, tenendo il tevere come riferimento, ad una lentezza davvero esasperante: non potevo andare più veloce che a passo d'uomo, per non compromettere l'incolumità del mio veicolo su quelle mulattiere. Presso Porta Portese ho mangiato ad un chiosco una squisitissima salsiccia arrostita nel panino.
Ho rivisitato su tre ruote tutti quei luoghi topici dell'urbe che tutti i turisti vogliono visitare: da Largo Argentina ho guidato lungo corso Vittorio Emanuele e mi sono addentrato nel dedalo di vicolacci che prima o poi casualmente mi hanno condotto in piazza Navona. In questo grande spazio oblungo che originariamente era una pista da corsa per le bighe, l'unico destriero era un dolce cavallino adibito a trainare un biroccio, per il momento beatamente addormentato, giacchè la piazza era decisamente poco affollata.
Alcune persone presso questo biroccio mi hanno chiesto incuriositi come funzionasse questo "servizio". Evidentemente mi hanno scambiato per qualcun altro. Io ho risposto di non fraintendermi, ma non sono un ex carcerato, e non faccio i lavori forzati.
Antefatto: da qualche tempo si è diffusa la notizia che a Roma é attivo un servizio di velotaxi con cui vengono riabilitati nella società civile in qualità di vetturini alcuni ex detenuti romani. Le cose negative che devo rimarcare a proposito sono due:
una è che queste voci riguardo agli ex detenuti gettano fra l'opinione pubblica una cattiva luce sul mestiere di ciclo-vetturino, come se fosse il lavoro che possono fare solo dei disgraziati avanzi di galera. Mentre i più informati sanno che chi guida un risciò, così come anche chi guida una bicicletta, sono quanto di più lontano si ci può immaginare da un malfattore di qualunque genere. Non parlo tanto di me quanto di tutti i miei colleghi tedeschi, fra cui ho incontrato alcune fra le persone più oneste che ci siano. E l'altra cosa negativa é, e mi dispiace dirlo, che il signore che ha acquistato questi velotaxi per farli guidare agli ex detenuti potrebbe avere presto dei problemi con i suddetti, non appena questi poveretti si accorgeranno di quanto penoso sia trainare una bicicletta posizionati a pancia in sù, con o senza motore ausiliario a batteria. E Roma non é esattamente una città pianeggiante...

il biroccio col cavallino a piazza Navona: sembra più comodo di un risciò. Ma chi la pulisce la cacca dalla strada?


Una volta tornato presso largo Argentina mi sono divertito un po' con alcuni turisti sudamericani a perlustrare l'area compresa fra via Nazionale e via Piazza di Spagna. Questi due ragazzi volevano andare a piazza di Spagna, e così a braccio ho pensato di andare verso nord, orientandomi chiedendo ai passanti e seguendo la cartina. Così abbiamo incontrato lungo l'accidentato percorso alcuni conosciuti monumenti: il Pantheon, palazzo Chigi, Montecitorio, la fontana di trevi.
Il palazzo che ospita il parlamento italiano non si distingue troppo da tutti gli altri palazzi nei dintorni, se non che nel piazzale di fronte all'ingresso una scolaresca ascoltava le spiegazioni della maestra, e nel giro di pochi secondi un certo numero di gorilla ci ha energicamente invitato a girare alla larga.
Mi hanno detto che qualche settimana dopo qualcun altro, un certo Beppe Grillo, ha raggiunto il senato pedalando un risciò in occasione di un atto dimostrativo, e dopodichè, forte di un certo seguito popolare, è stato anche accolto all''interno di questo ben conosciuto centro legislativo.

A pochi passi di distanza in un'altra piazzetta ci siamo imbattuti in una schiera di tecnici della televisione posizionati di fronte ad un palazzo. Abbiamo chiesto che cosa stavano aspettando, e ci è stato raccontato che là dentro si stava svolgendo un summit convocato da Berlusconi.
Poco dopo avrei ascoltato alla radio che il partito del cavaliere sarebbe stato sciolto e rinato sotto un altro nome.
A Fontana di Trevi ho ritrovato la solita folla di turisti da tutto il mondo che vogliono lanciare la monetina nell'acqua, e qui un sacco di gente mi si é stretta attorno e mi ha fatto le stesse solite domande: da dove vieni, cosa fai, ma come hai fatto, quanto costa, ecc.
Infine sono arrivato nella celebre piazza di Spagna, ai piedi della scalinata di Trinità dei Monti. Avrei voluto fare una breve sosta qui, prima di proseguire verso Piazza del Popolo. Ma una vigilessa con fare deciso mi ha intimato di andarmene da lì. Credo che mi abbia preso per uno zingaro, o una sorta di mendicante. Ma non avevo voglia di discutere, e ho imboccato la via del Babuino.
Qui sono stato quasi investito da una grossa auto guidata da un uomo dai tratti orientali, per non dire mongolidi. Per superarmi ha preso in pieno lo spigolo posteriore della mia cabina passeggeri, per fortuna senza danneggiare alcun meccanismo vitale del veicolo. L'auto invece ha subito una bella ammaccatura. E ben gli sta.
In piazza del popolo ho goduto degli ultimi caldi raggi del sole, prima di dirigermi verso Porta Portese nelle officie per le biciclette. Mi é stato consigliato di venire qui per qualunque problema del risciò. Un abilissimo e gentilissimo meccanico Indiano, che evidentemente nel suo Paese di origine ha fatto sufficiente esperienza con i rikscha locali, non ha avuto remore ad eseguire perfettamente e senza alcun macchinario la centratura delle ruote posteriori, cambiando anche un raggio che era prossimo a rompersi. Inoltre ha arrangiato due luci di posizione a batteria per il retro del risciò, che ha fissato con viti, bulloni e rondelle recuperati qua e lá nella bottega. Per cui finito il lavoro potevo essere sicuro che le luci posteriori non mi sarebbero state più rubate con tanta facilità, e che anche dal lato estetico ora il retro del risciò ne aveva guadagnato molto.
Ho colto l'occasione per discutere presso gli altri meccanici di questo paradiso delle riparature su altre piccole cose, per esempio sulla possibilità di montare sul manubrio un pannellino di plastica trasparente come sulle vespe, per tagliare l'aria ed essere piu aereodinamico, e allo stesso tempo per non essere sferzato dal vento freddo sulle mani.
Sulla via del ritorno all'Appia ho avuto ancora l'occasione per visitare alcune piccole gallerie d'arte.
Verso le sette di sera parcheggiavo nuovamente il risciò nel garage sotterraneo messomi a disposizione.
La sera dopo essermi cambiato sono uscito a bere una guinness con alcuni amici d'infanzia che non vedevo da svariati anni e che ora abitano a Roma.

Intanto anche a causa delle ammonizioni dei miei parenti diventava sempre meno concreta la possibilità per me di viaggiare sulla terraferma da Roma fino in Calabria: da una parte ci avrei impiegato un'eternità, e l'inverno era ormai alle porte, dall'altra il territorio del sud italia é molto montagnoso e le strade non sono sempre sicure. Anche la condotta di guida per le strade del Sud Italia pare che sia meno disciplinata che nel resto della penisola.
È stata l'occasione di riflettere sulla storia del nostro Paese, dove il sud é per secoli e millenni consistito in porti fiorenti, colonie costiere, basi navali, e da un entroterra selvaggio e misterioso, inaccessibile, nella mitologia greca abitato da streghe, orchi sanguinari e banditi. E concludere che il passato come il futuro dei trasporti nella penisola risiede nel traffico marittimo e costiero. È semplicemente molto meno faticoso caricare una nave con merci, persone e veicoli in quantità anche ingente, che costruire e mantenere delle strade, e far muovere le stesse quantità di merci e di persone su veicoli su strada. Abbiamo la fortuna di essere circondati dal mare, e le nostre autostrade più efficaci sono le vie del mare. Dal punto di vista energetico la via marittima vince ampiamente sul risparmio di risorse.
Perciò ho escluso la possibilità di proseguire da Roma verso Salerno via terra, e qui imbarcarmi per Messina. Il viaggio da Roma a Salerno sarebbe durato comunque più a lungo che da Roma via mare da Civitavecchia fino a Palermo e su strada fino a Messina.
Una ulteriore possibilità per raggiungere con il risciò la Calabria, sicuramente meno condivisibile dal punto di vista ecologico, sarebbe stata di caricare il risciò sul treno da Roma Termini fino a Villa San Giovanni, e qui sarei stato già quasi a destinazione.
In questo caso avrei potuto prolungare di diversi giorni il mio soggiorno romano, ma in caso contrario sarei dovuto partire già domani per raggiungere in tempo l'imbarco per Palermo a Civitavecchia il prossimo mercoledi sera.
Domani mattina sarei andato ad informarmi alla stazione Tuscolana, e non presentivo che sarei dovuto partire per Civitaveccia in tutta fretta già nel primo pomeriggio!



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