- 1°viaggio: da Monaco di Baviera a Genova - prosieguo del 2°viaggio: da Roma a Cittanova - 3°viaggio: da Cittanova a S.Giovanni Rotondo -
prologo 1°giorno 2°giorno 3°giorno 4°giorno 5°giorno 6°giorno 7°giorno 8°giorno 9°giorno 10°giorno 11°giorno 12°giorno 13°giorno 14°giorno soggiorno romano

Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? In risciò da Genova a Roma
home


Quinto giorno

Mercoledi 7 novembre

Come andò che a Sarzana fui scambiato per un pellegrino ed invitato a fruire della mensa sociale assieme a diversi poveri immigrati. come scoprii il mondo dimenticato della civiltá di Luni attraverso le spoglia dell'antica cittá romana, e quindi raggiunsi la cittá di Carrara, dove bevvi un bel po' di vino rosée.



L a mattina dopo mi sono svegliato verso le 10.00 con un gran appetito, e sono andato subito nella sala a prendere la colazione. Nel soggiorno attiguo era già imbandita la colazione. È una stanza arredata con semplicità e gusto, alle pareti stampe con delle ricette genovesi scritte in genovese, uno scaffale Ikea pieno di cose da mangiare, una crostata sotto una cupola di vetro, marmellata alle arance, biscotti e fette biscottate. Solo dopo aver mangiato tutto quello che potevo senza neanche un sorso d'acqua, mi accorgo che una stanza attigua è adibita a cucina, con la macchina del caffe, il the, ecc. Va beh, dopo sono uscito e ho citofonato dal padrone, ed è uscita la moglie che aspettava che mi svegliassi per mettermi su il caffè e rifare la camera.. mi apre il garage e mentre tiro fuori il risciò mi prepara il the nel cucinino.

Poi ritorno nel centro citta e passando per la strada lastricata nei pressi del Duomo ho incontrato una donna dai modi gentili che spontaneamente mi chiede se può fare qualcosa per me e se sono un pellegrino. No, non lo sono, e non ho fatto un voto per arrivare a mettermi in viaggio per Roma in questo modo... Non vado a Roma per incontrare il Santo Padre, e non sarei neanche pronto per questa esperienza.
Ma l'ospitalità cristiana di Gianna mi tocca il cuore. Oltre ad invitarmi a rifocillarmi presso la locale mensa sociale, dove lei é volontaria, insiste anche per farmi vedere qualcosa di Sarzana, la Cittadella Firmafede ricostruita da Lorenzo il Magnifico ma originariamente concepito dai Pisani come fortezza militare, che adesso ha la funzione di centro congressi e polo culturale cittadino. È la persona giusta per accogliere un 'pellegrino' a Sarzana: sa davvero tutto sulla storia della città, e in particolare in funzione del suo ruolo di tappa verso Roma per molti pellegrini.
Di qua ne devono essere passati davvero tanti durante il Giubileo del 2000, provenienti dalla Spagna, dal sud della Francia e dalla Liguria.
Mi ha raccontato come se fosse una lunga fiaba la storia antica della Lunigiana, da quando La costa è stata colonizzata dai Romani, che hanno creato la città oggigiorno completamente abbandonata di Luna, che all'epoca dell'Impero Romano era così ricca che i barbari la saccheggiavano sempre ogni volta che scendevano giù dall'Appennino, pensando di essere già arrivati a Roma. E del progressivo spopolamento della pianura a causa anche di un cambiamento climatico che portò con sè epidemie di malaria, e lo spostamento del bricentro economico della regione nella collinosa zona interna (Pontremoli, Castelnuovo Magra e Sarzana).
Da quando il vescovo di Luni venne rinominano vescovo di Sarzana, e fu costruito il castello vescovile in alto sopra il mercato di Sarzana, al sicuro dai saccheggi e dalle guerre, questa città era divenuta il vero centro economico della regione, e anche importante punto nevralgico della politica medievale, mentre quei 10 o 15 chilometri di pianura fra Sarzana e il mare dove in origine passava tutto il traffico rimasero pressochè disabitati.
Il forte chiamato Sarzanello è appunto quell'edificio che ieri sera avevo visto illuminato nel buio delle colline a ridosso della città, e che ospitava i vescovi nei secoli bui, quando le zone costiere venivano continuamente saccheggiate.

Dopo questa interessante presentazione della città siamo andati in questa mensa pubblica. Là mi é stato donato un pacco pieno di focaccia, il pane quotidiano dei genovesi, di cui un po' ho distribuito per strada, e un po' ho tenuto per me come appetitoso carburante. Il vicolo dove aveva luogo la mensa sembrava essere il luogo di ritrovo di diversi giovani nordafricani e albanesi, che erano là per lavoro o per trovare lavoro. Alcuni di essi hanno scritto sul mio libro degli ospiti nelle loro lingue qualcosa a mo' di dedica, che non ho ancora decifrato.

albanese e arabo


Poi ancora in compagnia della Gianna siamo andati per un cappuccino al bar all'angolo di piazza Garibaldi, mentre mi veniva spiegato per che strada arrivare agli imperdibili scavi archeologici di Luni.

A Luni sono infine arrivato verso le 3 e mezza, e ci sono rimasto finchè non è calata la notte -fin troppo presto- .
Alla zona degli scavi archeologici fa capo il Museo Archeologico Nazionale di Luni, un edificio di recente costruzione innalzato su palafitte per lasciare intatti gli scavi sottostanti. Si trova infatti dentro il perimetro della antica città, e conserva al suo interno esempi di arte applicata, degli oggetti d'uso e delle monete che sono stati ritrovati nel corso degli anni all'interno degli scavi e nei circostanti campi coltivati.
Molte di quelle suppellettili erano vasellame proveniente dalle fabbriche della Grecia, ed altri manufatti importati da altre zone del mediterraneo. La ricchezza di Luni proveniva invece dalla ingente esportazione di marmo ricavato dalle poco lontane Alpi Apuane, che trovava ampio impiego nelle statue e negli edifici dell'Impero. La coltissima guida degli scavi è una giovane donna nativa di Ortonovo, il paese nel cui territorio attualmente risiede il sito archeologico.
Il fatto che sia una persona del luogo a spiegare e raccontare la storia di questa terra condisce la visita guidata un tono antropologicamente assai interessante. La cosa più interessante nella storia è cercare di ricostruire cosa accadeva prima che arrivino civiltà capaci di scrivere dei testi storici. Fonti frammentarie racconterebbero per quel che riguarda le civiltà preromane dei Liguri Apuani, con cui i romani hanno dovuto fare i conti quando decisero di fare di Luna una propria base militare, e descriverebbero queste tribù come bande di selvaggi che non si vollero mai adattare all'occupazione della loro terra. Motivo per cui sarebbero stati deportati in massa nel Sannio.
Sará un caso o un fatto genetico, che proprio questa terra vanta nella storia moderna una tradizione di combattivi anarchici, come avrei poco dopo notato a Carrara?
Certamente anche il duro lavoro nelle cave di marmo, che per centinaia di anni ha impegnato manodopera locale, deve aver contribuito ad inasprire i rapporti fra la classe dominante e la classe operaia.
In quel contesto di stampo massimalista spiccava però la figura paternalistica di un tale Fabbricotti, un industriale che possedeva il monopolio di tutte le fabbriche, delle coltivazioni e di tutto quello che c'era di produttivo nella regione delle Alpi Apuane. Uno di quei personaggi che investiva nell'istruzione, nella salute e nel miglioramento delle condizioni di vita dei suoi sottoposti, cioè in sostanza dell'intera popolazione. Un Bismarck toscano.
Pare che il figlio di questo grande personaggio fosse invece un damerino edonista, che ha dissipato tutto quello che di buono il padre aveva organizzato e costruito.
Poco distante dalla antica cinta muraria si erge ancor oggi l'arena romana, dove si svolgevano gli spettacoli dei gladiatori e della caccia alle fiere selvaggie. Anche per le dimensioni mi ricordava le arene per la corrida che avevo visto molti anni fa nel sud della Francia.
In alcuni locali all'interno dell'area degli scavi sono allestite delle sale dove sono state ricostruite alcune stanze delle ville private della città, con dei frammenti degli affreschi originali, con un pannelo esplicativo che mostrava l'aspetto che doveva avere la sala quando era completamente affrescata. Sotto un tendone all'aperto nella piazza antistante sono state restaurate delle pavimentazioni a mosaico pressochè complete, con motivi marini il cui vero significato ci sfugge. In relazione all'iconografia di questo grande pavimento mi viene spiegato dalla guida come quello che noi oggi possiamo capire vedendo queste immagini, ma anche leggendo i letterati latini coevi, come per esempio Apuleio, è solo una pallida idea di quello che esse realmente vollero significare, in un contesto culturale, quello della Roma imperiale, che rimase per alcuni secoli assai permeabile ai più diversi influssi di culti misterici orientali – fra cui un posto di rilievo spettò presto al Cristianesimo-.

L'esposizione di strumenti e tecniche dell'architettura al tempo dei romani era arricchita da significativi passaggi tratti dal trattato di architettura di Vitruvio, un testo scritto duemila anni fa, in cui si consigliano degli accorgimenti nella disposizione delle stanze, nell'orientamento termicamente ideale di un edificio, nell'isolamento, che solo oggi finalmente ritornano ad avere un certo seguito con la bioarchitettura.
Quando si dice che il progresso risiede più nel passato che nel presente!
All'imbrunire ho lasciato Luni e mi sono diretto per alcuni chilometri verso la costa, e una volta arrivato a Carrara Marittima ho preso a salire verso Carrara centro, che si trova ad una lieve altitudine dieci chilometri verso l'interno.
Mentre percorrevo via XX Settembre, un rettilineo in lieve salita verso Carrara, alla radio ascoltavo un ridanciano programma radiofonico chiamato Caterpillar, in cui un esperto esponeva i limiti delle centrali atomiche come fonti di energia sicure e a lungo termine. Pare che di uranio ce ne sia più poco disponibile, e non vale troppo la pena di correre tutti quei rischi e quel dispendio di risorse per costruire e mantenere delle centrali atomiche.

le cave di marmo sui monti apuani


Carrara: già il nome è consequentia rerum, ma questo l'avrei visto meglio l'indomani mattina. Dopo essere salito attraverso un viale alberato fin nel centro urbano, mi sono prima di tutto fermato nel phone center 'Yara' in via don Minzoni. Mi era venuto in mente che a Carrara non sapevo dove andare a dormire e parcheggiare, e volevo vedere se per caso attraverso internet trovavo notizie di una scultrice di Carrara che ho conosciuto anni fa e che forse ora avevo occasione di riincontrare. Ma nulla da fare. Comunque gli avventori e il gestore del negozio erano molto gioviali e proprio lui, un giovane chiamato Arif, ha raccontato diverse cose interessanti sul loro paese, il Marocco.
É una monarchia ereditaria ed assoluta, in cui ad un re saggio e lungimirante é succeduto un figlio un po' meno in gamba. Fortuna che il re precedente era così lungimirante che prima di morire ha predisposto i provvedimenti da adottare nel decennio successivo, cioé fino ad adesso. E ora si teme del disordine politico. Il nuovo re é meno dispotico del padre, ma anche meno misurato nelle sue delibere. Fatto sta che nè prima nè tantomeno ora è consentito in Marocco di parlare male del re. Anche se un marocchino parla male del re dall'estero, é possibile che se lo prendono non lo lasciano più andare! Per il resto il re viene ripreso spesso e volentieri dai fotografi di rotocalco, anche nei momenti di vita privata. Ma guai a ritrarlo in situazioni sconvenienti, o farne delle caricature!
Ora stavo già per andare via da lì, quando mi capita di incontrare proprio davanti al negozio, sul marciapiede dove avevo parcheggiato il risciò, uno scultore portoghese, che risponde al nome di Annibal, che sembra aver capito chi sto cercando e mi conduce seduto sul mio veicolo fino alla pizzeria “Accademia”, dove vanno a mangiare gli studenti dell'Accademia di Belle Arti e gli scultori di Carrara.
Fossi stato in un'altra città suonerebbe forse un tantino strano che si incontrino scultori per strada ad ogni pie' spinto.
Daltr'onde non bisogna dimenticare che qui siamo a Carrara, la capitale mondiale della scultura in marmo. Le montagne da cui da millenni si estrae la candida pietra sono proprio qui poco più a monte, e molti scultori hanno perciò il loro studio qui nei dintorni delle cave. L'accademia di Carrara poi é rinomata per i suoi corsi di scultura che attraggono studenti e artisti da ogni dove.
In codesta pizzeria mi dicono che sfortunatamete l'Arianna al momento é fuori sede, e poi mi dicon qualche posto dove si può pernottare: c'é un bed&breakfast poco più avanti, ma è difficile trovarlo al buio e in totale assenza di insegne, ed é un'impresa persino trovare persone a cui chiedere informazioni – le strade alle otto di sera sono semideserte, ed i pochi passanti sono per lo più stranieri-.
Alla fine ritorno indietro e il pizzaiolo mi fa un disegnino della strada per raggiungere uno degli unici due alberghi della città: l'uno è il 'Michelangelo', che però é a tre stelle e costerebbe più del necessario, mentre l'altro si chiama "Dora" , all'incrocio fra la via Apuana e la via Carriona, e dovrebbe fare al caso mio.
Per trovarlo pur con il disegnino ho imboccato più volte la strada sbagliata, e grazie ai sensi unici sono finito a girare in tondo per un po', finchè presso il fiume mi sono accorto che c'era un albergo, che peró non si chiamava più 'Da Roberto', bensì aveva cambiato nome in 'Hotel Dora'. La reception sarebbe consistita nel bar sottostante, che però era già chiuso da un pezzo, per cui ho dovuto telefonare al numero appeso sulla porta nel caso che si arrivasse fuori dell'orario di apertura del bar.
Al telefono non ho potuto spiegarmi un granchè bene per far capire che veicolo guidassi e quanto spazio necessitassi per parcheggiare. Non so da dove venisse, comunque dopo cinque minuti é arrivato in auto il capo dell'albergo, un personaggio che ricordava molto un nobiluomo dipinto da Piero della Francesca, e ha detto che ce lo facciamo stare dentro. Con un po' di manovre fra i tavolini e le pareti del bar infiliamo il triciclo in una stanza vuota nel retro del pianoterra. La notte qua mi costerà ben 40 €, non ci sono stanze singole e devo 'accontentarmi' di un intero appartamento tutto per me.
Peccato che non era il frangente giusto, altrimenti si ci sarebbe potuto organizzare dentro un pigiama party. C'erano due stanzoni con in totale almeno una decina di letti singoli.
Dopo un po', dopo aver lavato un po' di biancheria ed essermi ambientato un momento, sono uscito a fare una passeggiata a piedi per la città. Il clima era ottimo, e mi sono diretto su lungo la via Apuana verso il centro. Ho camminato a lungo senza una meta precisa, in lungo e in largo, con la vaga intenzione di ritornare alla pizzeria e mangiare qualcosa là, e le strade erano completamente deserte. Me la immaginavo un po' più vivace questa città. In una piazza centrale mi sono fermato a guardare la facciata del teatro. Era un teatro, ma al piano superiore, ove sbirciando attraverso le finestre sembrava essere in corso una assemblea, un'insegna avvisava che si tratta di un circolo di anarchici. Come accennavo prima, gli Apuani danno l'impressione di essere storicamete pervasi da un'avversione particolarmente forte verso lo sfruttatore e l'invasore. Questa parola esercita da sempre anche su di me una certa fascinazione, ed ho spesso riflettuto su come "anarchia" si addica bene in effetti alla stragrande maggioranza delle persone in questo Paese. 'Italia' appartiene alla sfera astratta del rito e della solennità, ma cosa conta davvero per i più -e in particolar modo per gli individui più politici- è la famiglia, il clan e la propria piccola comunità.
Il gestore della pizzeria aveva qualcosa contro l'anarchia, se mi ricordo bene: fatto sta che una volta raggiunta la pizzeria ho preso posto ad un tavolo per mangiare una bella insalata con tutto dentro, olive, mozzarella, capperi, pomodori, tonno, uova, ecc.. Poi mentre mangiavo accompagnato dall'allegria di un gruppo di studenti locali, di cui uno aveva fatto una caricatura del pizzaiolo davvero somigliante, mi é stato offerto del buon vino rosèe, e dopo un paio di bicchieri non ricordo bene come in uno stato di piacevole ebbrezza ho cominciato a disquisire con il personale della cucina sul senso dell'essere anarchici oggi, ma devo aver parlato in modo un po' troppo accalorato, perchè mi ricordo che ad un certo punto il pizzaiolo mi ha invitato bruscamente a tacere, e poco dopo ho preferito lasciare il locale.
Chissà, forse non sono il primo presso questo locale, che grazie ad un buon vino rosèe acquista una urtante loquacità.
Sempre in preda ad una piacevole allegria interna mi sono incamminato verso casa, e per il resto della serata ho lavorato al computer.



- 1°viaggio: da Monaco di Baviera a Genova - prosieguo del 2°viaggio: da Roma a Cittanova - 3°viaggio: da Cittanova a S.Giovanni Rotondo -
prologo 1°giorno 2°giorno 3°giorno 4°giorno 5°giorno 6°giorno 7°giorno 8°giorno 9°giorno 10°giorno 11°giorno 12°giorno 13°giorno 14°giorno soggiorno romano

home Per informazioni contattare rocco.marvaso@pizzeria-calcutta.com
Copyright © 2008 Rocco Marvaso.