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Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? in risciò da Genova a Roma
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Secondo giorno

Domenica 4 novembre

Come andò che ripartii da Nervi, presi parte alla messa domenicale a Sori, e dopo diversi saliscendi, caldarroste e vino mi fermai infine per la notte a Chiavari. .



L a sveglia suona, ma trovo che sia troppo presto e continuo a dormire fino alle 9. Quando sono pronto porto il bagaglio giù nel parcheggio interno dell'Albergo “Bel Sito”.
Due donne di Berlino stanno anche loro lasciando l'Albergo sul loro spiderino, e commettono l'eresia di chiamare “velotaxi” il mio veicolo... - velotaxi: avete presente quelle brutte imitazioni di automobili in uso (e spero presto in DISuso) a Berlino e in altre città del continente, dove il guidatore-ciclista sta sdraiato supino e scalcia coi pedali sul davanti

Uhu... non posso sentire quel nome senza sentire un senso di disagio alle gambe e all'anima. È per via di passate esperienze negative a Monaco e a Praga con questi veicoli terribilmente scomodi, che qualcuno ha ancora la stoltezza di comprare e qualcuno la cattiveria di costruire.
Oltretutto questi trabiccoli sono tanto ecologici quanto lo può essere un frigorifero in inverno impostato al massimo della potenza e installato accanto al forno acceso. Infatti per muoverle c'è bisogno di un motorino elettrico che bisogna continuamente ricaricare e che mangia un sacco di energia. Devo ancora aggiungere che il motorino assiste la pedalata solo se la pedalata avviene già, cioè quando meno ce n'è bisogno, ed è del tutto inutilizzabile nel caso di partenze in salita?

Proseguo lungo quella strada, che normalmente condurrebbe costeggiando il mare da Nervi a Bogliasco e a Sori.
Invece c'è un cantiere stradale e devo tornare indietro e fare un pezzo un po' ripido per immettermi nell'Aurelia, che corre più a monte.

Dopo un po' di saliscendi arrivo a Bogliasco senza entrare nel paese, e lì verso Pieve Ligure mi fermo da una pescheria a vedere i pesci freschi, e là mi guardo un poster troppo bello con tutti i pesci tipici della zona, e come fare a riconoscere se sono freschi. Sono sempre stato affascinato dai pesci sul banco del pescivendolo. Sotto il pescivendolo c'è un supermercato aperto anche la domenica, e là mi sono rifornito di generi alimentari di prima necessità e a buon mercato, cioè fagioli, ceci e altri legumi in scatola, e friselle di pane secco. Mi sono portato dietro da Monaco una cosa molto importante in relazione ai legumi: i semi di cumino. Quando mangio i legumi li condisco di questi semini che speziano un po' e soprattutto assorbono i gas che altrimenti gonfierebbero la pancia.

I legumi sono la cosa migliore per viaggiare in risciò, e il pasto ideale da poter mangiare quando ci si ferma lungo la strada sarebbe la pasta e fagioli. Cosi aveva concluso l'aiuto-cucina di ieri sera, i fagioli danno un tipo di carboidrati che si elaborano lentamente e danno energia a lungo termine, mentre la pasta dà una bella energia immediatamente, essendo composta da zuccheri semplici.
Ma provate a chiedere ad un oste su una qualunque strada statale o provinciale italiana di servirvi pasta e fagioli: è un piatto-tabù. Vi vedrete offrire le salse piu strampalate e le cose piu scenicamente nostrane che ci siano, ragu di lepre del bosco li a un tiro di schioppo, le vongole pescate un minuto prima sul molo quaggiu di sotto, e cosi via, ma provate a chiedere una semplicissima pasta e fagioli!
E geniale sarebbe per un ristorante offrire nel proprio menu pasta e fagioli come piatto semplice, sostanzioso ed economico (pasta: max 50 centesimi, fagioli max 50 centesimi, + olio + salsa di pomodoro.... al massimo 2 euro di costo di produzione). D'altra parte fintantochè le osterie e le trattorie sulla statale ritengono di essere servizi rivolti a dei turisti originaloni che decidono di prendere la statale invece del'autostrada per visitare qualche luogo turistico, non si può pretendere che si abbassino ad un target di modesti viandanti.
Il pescivendolo ha capito che con la macchina c'è poco da guadagnare, e ne fa a meno. Magari ha la barca. Mi comincio a chiedere oggi se non sarebbe meglio smetterla con queste strade liguri ripide a salire e a scendere, e convertirsi al traffico nautico costiero.

Intanto comincia a fare caldo qui, è come in piena estate, e devo spogliarmi almeno delle ginocchiere che di solito mi proteggono dal fresco mattutino. Oggi è domenica e ci sono diversi ciclisti che mi salutano passando. Uno di questi è un ciclista appiedato, e lo prendo su per un pezzo di strada. Dice che lui ha fatto 9000 chilometri quest'anno, e fra le altre cose ha fatto un voto a S.Antonio andando da qui sino a Padova in bici in due giorni. Beninteso con un'auto ad accompagnarlo e, beninteso, con una bicicletta di carbonio. Un pellegrinaggio leggero per il fine settimana, via, per unire l'utile al dilettevole!

Verso le 11 arrivo a Sori. Presso la fermata del bus uno si ferma con l'auto, e mi fa qualche foto, promettendo che le fa mettere sul Secolo XIX.
A Sori vado alla messa delle 11. Prima di arrivare sul sagrato della chiesa mi vado ad imbriccare in un vicolo cieco. Là chiedo indicazioni ad una coppia di milanesi. Non sono proprio milanesi. Sono di Binasco, e mi hanno visto a Certosa di Pavia quell'11 settembre che sono passato di là con lo stesso veicolo sulla strada da Milano per Pavia. Incredibile che si siano ricordati dopo più di un mese.
Nella chiesa, con un bel campanile alto sulla costa e pittorescamente colorato di bianco e rosso, e con un sagrato poco impegnativo su cui ho parcheggiato, accanto a delle panchine, un vecchio parroco dice messa. Ora come ora non ricordo su cosa vertesse la predica, ma ricordo che il sacerdote ha fatto un appello ai parrocchiani, di non smettere di celebrare messe di suffragio per i propri morti, che è una buona vecchia tradizione di Sori.
Il vecchio parroco è un po' duro d'orecchi, dopo la messa spogliato dei suoi abiti talari si siede un po quieto sul muretto soleggiato del sagrato. Gli chiesi a voce alta e chiara se al mio posto ritenesse necessario benedire il mio veicolo, essendo un veicolo esposto a molto pericolo sulla strada. Per un certo periodo, prima che partissi da Monaco due mesi fa, ho riflettuto sulla necessità di farlo benedire, come un tempo si faceva con le automobili e come si fa sempre ancora con le imbarcazioni. Non è forse una strada oggigiorno un pericolo ancora più imperscrutabile di un mare che può diventare tempestoso? Ma il vecchio padre dice che queste usanze portano a violare i limiti del sacro e a diventare superstizione, cosa per cui non è necessario coinvolgere lo Spirito Santo. Da parte mia cercai allora di esprimere il mio pensiero, che dà piena fiducia a Dio sugli accadimenti della nostra vita, e per cui solo Lui sa cosa ci deve succedere e ci fa accadere delle cose attorno, belle o brutte che siano, per indirizzare le nostre vite in equilibrio con tutto il resto del Creato.

Riempita la borraccia ad una fontana direttamente sulla costa a fianco della chiesa, e dopo aver mangiato sufficientemente per proseguire, mi allontanai da Sori ammirando ancora una volta dall'alto della strada il grazioso campanile rosso che sovrasta il borgo.
Quello che ritroviamo a Sori come a Recco e a Bogliasco, ma anche a Zoagli e Mulinetti è questo ponte della ferrovia fatto ad archi di pietra, che adornano le valli scoscese su cui si sviluppano questi paeselli, e che mi ricordano degli acquedotti romani.

Naturalmente da Sori a Recco si va a salire, e quindi a discendere della medesima altitudine. La fatica si accumula in salita, e ben presto si stempera nel tratto in discesa – questo vale naturalmente anche per tutti gli altri crinali della riviera: mai scoraggiarsi, e pensare sempre che molto presto arriva la discesa.
a Recco vado a cercare sul lungomare Bettolo il focacciaro. Ci ero stato a febbraio in gita con i miei genitori, e in quell'occasione ero senza occhiali, mi ricordo, quindi la focaccia piu che vederla l'ho annusata e gustata, ma era davvero molto buona.
Comunque la focaccia di Recco, quella famosa leccornia con il formaggio, non ce l'hanno, e dovrei aspettare che la sfornano alle cinque. Dal retro del negozio esce il focacciaro, un ometto piccolo e compatto, che parla con un simpatico accento genovese farcito di espressioni tipicamente calabresi tipo “fammi capire un morzo..” . Mi racconta di quanto sia buono lo stoccafisso dalle nostre parti (fra Gioia Tauro e Locri), lui è di Vibo Valentia-, poi prima di chiudere la bottega per la pausa pomeridiana mi chiede se voglio qualcosa.. io ci ho appena speso 2,70 € per un bel pezzo di pizza con la mozzarella e il pomodoro, e sono sazio, ma gli chiedo invece una bottiglietta di plastica, che mi servirà per contenere l'acqua se faccio degli acquerelli per strada. Lui apre la macchina distributrice automatica e ne prende una bottiglia d'acqua minerale bella fresca. In più mi consegna una quantità esorbitante di biglietti da visita, che io potrei distribuire di qua e di là nel percorso a venire. Prometto di spedirgli una cartolina.
Nel lungomare Bettolo ci sono diversi bambini di pochi anni che giocano e che quando passo loro vicino mi sorridono, e corrono come pazzi attorno a me.
Arrancando su per il colle fra Recco e Rapallo mi sono fermato continuamente a fare pause e un paio di volte faccio dei sani pisolini pomeridiani. Fa proprio caldo oggi, ed è in certi punti davvero dura, come mi avevano avvertito già ieri sera a Quinto – era l'aiuto cucina del locale lounge, che mi raccontava di aver fatto molta fatica – chi, lui o il motorino?- a fare la salita prima di Rapallo.
Al calare del sole sono finalmente arrivato in cima alla cresta del promontorio di Portofino.
Dalla strada su in cima non si vede un granchè della favolosa baia, ma non importa, tanto sono sicuro che mi aspettano posti ancora piu belli che la solita Portofino già vista fino alla nausea.
Scendendo rapido verso la costa al di là del promontorio viene freschino, e sulla mia sinistra vedo levarsi a valle del fumo e delle voci festose.
È una festicciola di paese, in quella frazione montana di Santa Margherita Ligure chiamata S.Lorenzo della Costa.
C'è un ragazzo che mi riconosce perchè mi ha visto sul giornale, e infatti è lui a dire che ne vengo dalla Germania. I soliti burloni cominciano a far scherzi fra di loro, del tipo “ portacelo via tu questo ubriacone!”, indicando un commensale particolarmente molesto. Nel mentre io mi innamoro delle frittelle che qui vengono chiamate frisciö, e me ne compro una. Il vino è a offerta libera. Ma uno di quelli che girano il cestello delle caldarroste sul fuoco – è una sagra delle castagne – un baffone simpatico di nome Anselmo, mi invita a bere un bicchiere con lui, allora io per non dover usare uno di quei bicchieri di plastica prendo la mia borraccia di cuoio, e lui insiste per riempirmela (è oltre un litro!). Devo anche travasare l'acqua dalla borraccia nella bottiglietta del focacciaro di Recco, se non voglio avere vino annacquato. Se poi mi venisse sete e avessi solo vino annacquato per dissetarmi, questo potrebbe rappresentare un problema per la mia condotta di guida!
Il vecchio Anselmo è una specie di saggio ubriacone della comunità, e gli prometto di spedirgli una cartolina quando arrivo a Roma.
Mi da anche una sacca piena di caldarroste appena tolte dal fuoco. L'ultimo goccio di quel vino lo berrò a Massa, in Toscana, mentre le castagne le ho finite solo una settimana dopo sulla via per Grosseto.

Una volta a Rapallo mi sono fermato sulla via principale davanti a delle vetrine con dipinti in esposizione, poi entro in un'area pedonale di vicoletti coperti, e là guardo le mails in internet in un grande bar-aperitivi, il "K2".
Intanto gli amici del bar si studiano per bene il mio veicolo e alla fine il più in gamba, un siciliano, prende e si ci fa un giro. Dopo 5 minuti torna indietro totalmente entusiasta. Ho da pagare 1 € per l'uso dell'internet, ma il barista dice: “Ma lascia stare dai...” Gli amici del bar mi offrono da mangiare, ed io offro loro delle caldarroste.
A Rapallo a lato di una rotonda di traffico mi trattiene un tipo con accento meridionale chiedendomi che cosa faccia e le solite domande, mi fermo un attimo e lui mi offre una sigaretta.
Mentre parliamo e fumiamo la sigaretta, arriva un altro Rapallese che scende dall'auto e si guarda per bene il risciò, lì in mezzo alla strada. Si chiama Elio e fa il meccanico di biciclette lì a Rapallo. Mi consiglia se voglio pernottare a Chiavari di provare all'hotel Miramare, a metà passeggiata, dove ha lavorato la moglie per dieci anni. Inoltre mi da un buon consiglio: il cavetto del cambio per il riscio, che sto cercando invano ovunque, sarebbe lo stesso che il cavo della leva dell'acceleratore dell'Ape 50.
Salendo da Rapallo attraverso Zoagli fino a Chiavari è durata un paio d'ore. Era buio e mi sono tenuto compagnia ascoltando la radio mentre pian piano salivo ben in alto sul mare.
Arrivato a Chiavari per primo mi chiedo se i cappuccini ci siano, per chiedere loro, su consiglio di un conoscente di Chiavari, di dormire nel convento. Ma sono già le dieci e non posso più citofonare da loro così tardi! così vado direttamete al Miramare, ma la stanza costerebbe 35 euro e senza parcheggio interno.. troppo rischioso.
Proseguo allora già intirizzito dal venticello pungente della sera lungo la strada litoranea, finchè finisco nella bocciofila chiavarese, alle cui pareti sono appese simpatiche caricature di personaggi locali, e dove dei siciliani stanno guardando il calcio in tv un po' in disparte dagli altri avventori del club. Mi guardo per un po' le caricature appese ai muri, mentre mi riscaldo un po' dentro il locale. Uno dei siciliani mi consiglia l'hotel Mignon per dormire. Il Mignon è un tre stelle nel centro.
Il receptionist del Mignon è un particolare personaggio, un ometto di mezza età di modi e vestiario molto eleganti. Mi ricordava un po' un intrattenitore della revieu. Mi fa il prezzo di 38 € con la colazione, e siccome mi promette che la colazione è robusta – che ne ho bisogno- e siccome fuori comincia a far freddo, rimango qui per stanotte.
Mi fa parcheggiare in una striscia di terreno laterale all'hotel, chiuso da una cancellata.
Il resto della serata, non molto tempo per la verità, lo dedico al lavoro al computer.



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