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Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? In risciò da Genova a Roma
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Settimo giorno

Venerdi 9 novembre

Come andò che mi smarrii fra le strade e stradine di Pisa, poi raggiunsi Livorno dove ancora una volta non mi fu possibile visitare una interessante pinacoteca. Come attirai la simpatia di un venditore di pasta alimentare e mi fermai a dormire in albergo ad Antignano.



P isa: la notte nell'ostello è stata la meno riposante dall'inizio del viaggio. Nel cuore della notte si é svegliato uno dei compagni di stanza.
Quando ero arrivato ieri sera lui dormiva già, ed ora, verso le tre di mattina, ha preso a vagare per la stanza al buio borbottando parole incomprensibili e sconnesse. Un sonnambulo.
Io non capivo cosa stesse succedendo, anche perchè era completamente buio, ma piuttosto che cercare un'altro letto ho preferito nel dormiveglia ignorare questi mormorii e cercare di continuare il mio sonno.
Costui era un uomo albanese che, come mi hanno raccontato la mattina altri ospiti, era caduto mesi prima da un'impalcatura nel cantiere dove lavorava e da allora era caduto in coma. È stato quindi portato in questo ostello e solo adesso si stava pian piano svegliando, attraverso questo inquietante confabulare notturno.
Gli ospiti del convento che mi hanno raccontato queste cose sono due simpatici personaggi: Antonio é un napoletano che lavora ad un banco di souvenirs proprio presso la piazza dei Miracoli, e Michal é un giovane cittadino ceco che si guadagna da vivere come mimo di strada, anch'egli di postazione nella zona di maggiore afflusso turistico.
L'ostello con mia sorpresa era in reltà vicinissimo alla Piazza dei Miracoli, circa un chilometro. Infatti una volta lasciato il convento ho pedalato giusto per qualche minuto lungo la via Pietrasantina, e una volta fermatomi presso la spaghetteria di Cini e Raglianti a piazza Cammeo e fatto colazione con cappuccino e brioches alla crema, la gente del bar mi ha detto che la Torre Pendente é proprio là dietro l'angolo.

pisa, piazza dei miracoli


Mentre poi nell'attigua copisteria aspettavo che mi stampassero un cartello da appendere dietro il risciò con su scritto “Genova-Roma”, ho trascorso qualche minuto immerso nella marea di piccoli gingilli colorati nel negozio di souvenirs a fianco. Qui ho scelto alcune cartoline, di cui una, la più datata, ho riservato alla mia collezione.
I simpatici cingalesi avrebbero voluto vendermi anche una macchina fotografica usa e getta per immortalare quei momenti in uno dei luoghi più famosi dell'Occidente, ma dopo una breve riflessione mi sono accorto che sarebbe stato solo una perdita inutile di denaro, oltre che un consumo superfluo di materia prima. Cosa invece volevo fare in questa piazza era di procurarmi dei particolari occhiali da sole che il mio amico Mark aveva visto nelle bancarelle quando era passato da questa piazza circa due mesi prima, poco dopo la nostra traversata delle Alpi. Prima che ripartissi da Monaco mi aveva pregato di spedirgli un paio di quegli occhiali, spiegandomi esattamente che aspetto dovessero avere.
Ma siccome davanti all'ingresso della piazza c'erano davvero tanti venditori ambulanti e non sapevo da dove cominciare, ho pensato di delegare la scelta dell'occhiale al napoletano di cui sopra, che ancora non aveva aperto il suo banco di vendita in attesa di vedere se il tempo, che oggi era incerto, decidesse che direzione prendere nel corso delle prossime ore.
Con lui seduto sul risciò abbiamo girato la zona sempre più affollata fra piazza Cammeo e piazza Manin, ed infine il nostro amico mi ha indicato un venditore che conosceva, e con lui abbiamo faticato per qualche minuto a tirare giù il prezzo. Dopo questo acquisto sono andato alla posta a spedire all'indirizzo del Mark in un pacco postale questo ed altri oggetti che non mi servivano.
La tappa successiva é stata nell'ufficio di informazione turistica posto proprio dentro la piazza dei Miracoli, all'ingresso di un museo.
Qui ho chiesto informazioni sulla regione in cui sarei entrato oggi, cioé la costa che va da Livorno a Piombino, e viene chiamata Costiera degli Etruschi, e in particolare sull'orario di apertura di un museo di Livorno, il museo Fattori, che vorrei visitare oggi, una volta arrivato in questa città. Si tratta di una raccolta di dipinti del famoso pittore macchiaiolo, attivo in Toscana fra Livorno e Firenze nella seconda metà dell'800, e i cui dipinti sono squarci di realtá del suo tempo raramente raggiunti in ambito figurativo.
L'ultima volta che sono andato in treno verso la Calabria da Genova sono sceso apposta a Livorno per visitare questo museo, ma all'epoca la villa dove é ospitata la collezione era chiusa per restauri, qundi mi sono riproposto di ritornare un'altra volta. Il museo Fattori si trovava in villa Fabbricotti (ha mantenuto il nome di questo famoso industriale che trainava l'economia della Lunigiana oltre cento anni fa). Gironzolare per la piazza dei Miracoli, fra il famoso battistero, il campanile pendente e il duomo, mi ha dato un'emozione particolare. Ero stato solo un'altra volta in questa piazza, circa vent'anni fa, in gita scolastica.
Da Campo dei Miracoli mi sono diretto verso la restante città storica, che é anche piuttosto grande: Pisa era una grande potenza marinara fino a che l'Arno non ne ha insabbiato il porto.
Sulla via Santa Maria finalmente vedo i famosi risciò, quelli tanto diffusi nelle aree turistiche della penisola e che di spesso compaiono sui litorali associati ai loro parenti anfibi, i pedalò.
La simpatica ragazza che li dà a noleggio é venuta incontro alla mia curiosità, e me ne ha fatto provare uno per qualche minuto nei paraggi: è meno maneggevole di un risciò, funziona infatti con un piccolo volante invece che con un manubrio, non ha un cambio e il freno é un po' scomodo. Ma se si é in due a pedalare é sicuramente un valido mezzo di trasporto, anche per tragitti più lunghi di quelli solitamente riservati a questi veicoli. Infatti poco dopo sul Lungarno Pacinotti soo stato superato da uno di questi risciò con quattro persone a bordo: andava almeno a 40 km/h. Infatti i vigili li hanno fermati... Come dicevo il centro storico di Pisa é enorme, e non ci si orienta facilmente. Ho rinunciato all'idea di imparare ad orientarmi in questa città -avrei avuto bisogno di almeno un paio di giorni-, tanto più che i sensi obbligati di marcia mi obbligavano a perdere continuamente di vista la direzione. Mi sono imposto soltanto di trovare la piazza dei Cavalieri, che viene celebrata come un gioiello di spazio urbano manierista. In effetti quando si giunge in questa piazza si ha una singolare sensazione, é uno spazio che esprime silenzio.
Dopo avere fatto una breve siesta pomeridiana seduto sul risciò, godendomi l'atmosfera di questa piazza bellissima e protetta dal turismo di massa, sono ritornato in piazza dei miracoli, a vedere i turisti che si fanno quelle foto in pose improbabili dove sembra che reggano la torre perchè non caschi.
La giornata era intanto diventata serena, e anche il nostro venditore di souvenir napoletano in piazza Manin stava lavorando al suo banchetto. Pare che ci siano ultimamente assai meno turisti che in passato, e comunque la bella stagione é ormai terminata definitivamente.
Mi é venuta in mente una cosa tipica che vorrei comprare: il salace giornale satirico Livornese, chiamato “Il Vernacoliere”. Mi sono stupito di trovarlo anche qui a Pisa. Infatti in questo periodico ci sono continue offese pesanti alla popolazione Pisana, forse da collegare con il fatto che i Medici di Firenze hanno costruito Livorno ex novo come forte arsenale toscano, seppellendo così una volta di più l'antica gloria della Repubblica Pisana.
Intanto stava lavorando proprio di fronte all'ingresso del complesso il mimo ceco, che stentavo a riconoscere: si é dipinto completamente di bianco, vestito di bianco e fingeva di essere una statua, regalando una caramella ai bambini che posavano una monetina nel suo cappello. Poco lontano una simpatica donna polacca che lavorava ad un chiosco di gelati semovente ci ha offerto un cono gelato, e mentre lo mangiavamo é successa una cosa curiosa: sono spuntati alcuni carabinieri a piedi dalla piazza dei miracoli, ed automaticamente tutti quei venditori ambulanti che stavano seduti lá hanno raccolto le loro merci e hanno assunto l'espressione dello gnorri. É affascinante come tutto questo é accaduto nel giro di uno o due secondi. Sembrava di assistere ad una di quelle situazioni che accadono nella savana fra i leoni e le antilopi, o nel mare fra i barracuda e i banchi di pesciolini, che all'unisono cambiano direzione non appena il predatore fa un guizzo pericoso. E quando i carabinieri subito dopo sono andati via , tutti questi venditori con le stuoie con gli oggetti sono tornati dov'erano come niente fosse. Per un attimo ho pensato che questa sorta di sketch fosse una specie di attrazione per i turisti; effettivamente la licenza per vendere su questo suolo ha dei prezzi cosí mostruosamente alti, che gli stranieri ritengono probabilmente meno rovinoso rimanere il piú possibile “mobili” e correre qualche rischio di retata improvvisa.

Era ora di lasciare Pisa, e mi sono instradato sulla statale verso Livorno con un po' di fretta, per arrivare al museo Fattori almeno un'ora prima della chiusura. La strada é piana e rettilinea, un lunghissimo viale accompagnato a destra e a sinistra dai grandi pini a ombrella, ma oggi il vento a deciso di soffiare a mio sfavore, ed anche con una certa forza. In alcuni tratti, dove le raffiche più forti sono incanalate lungo la strada dagli alberi e dalle case circostanti, non si poteva andare più veloci di un uomo al passo. Se in un primo momento ho disperato di poter raggiungere Livorno in serata, poi verso le 4 il vento é calato quel tanto che basta a permettermi di proseguire ad un'andatura sostenuta. D'altra parte se il vento fosse invece spirato alle mie spalle sarei andato veloce come il vento, e senza neanche pedalare!
Il paesaggio avvicinandosi al mare era stupendo: al lato sinistro della strada mi accompagnava una ampia strada sterrata riparata dalle pinete, e in diversi punti erano appostati/-e simpatici/-che travestiti/-e brasiliani/-e, peraltro quasi le uniche persone che abbia incontrato lungo l'intero tragitto. Un altro personaggio che ho incontrato per strada, e che mi ha accompagnato per un breve tratto, era un certo motociclista di Livorno, che é corso con la sua moto a casa a prendere la macchina fotografica, e me ne ha scattate alcune in movimento nella zona poco prima di entrare in Livorno, dove la statale incontra lo svincolo per la superstrada per Firenze.

da Pisa a Livorno


È ormai il tramonto, e le grandi nuvole grigie vengono colpite dagli ultimi vermigli raggi di sole facendoli diventare dei favoleschi castelli infuocati.

discesa a Livorno


Ho con me una cartina della città, e non dovrei avere problemi a trovare la villa Fabbricotti. Avrei ancora oltre un'ora per visitare il museo, e mi dovrei quindi solo affrettare a trovarlo. Ho una cartina di Livorno in mano, e mi oriento con quella. La villa é comunque dalla parte opposta della città, e per arrivarci ho attraversato la città da nord a sud, ma senza passare per il centro sorico, bensì tagliando per i quartieri nuovi a monte.
Quando poi ero intuitivamente nella zona della villa, ma le indicazioni dei passanti per raggiungerla sembravano incongruenti, ho incontrato un giovane gentile in bicicletta, Giuseppe, che mi ha accompagnato fino alla villa. Siccome poi neanche lui aveva mai visto questo museo Fattori, pur essendo di Livorno, l'ho invitato a visitarlo con me adesso.
Abbiamo così parcheggiato in piazza Matteotti alla rastrelliera per le biciclette, e siamo entrati nella villa. Ma quale lo sgomento quando al'ingresso del palazzo la ragazza e il ragazzo dello sportello informativo ci hanno detto che il museo Fattori ha traslocato, ed anche da diversi anni!
Ormai è troppo tardi per raggiungere il nuovo indirizzo in villa Mimbelli, quindi ci devo rinunciare anche per questa volta. Amen.
Quando ritorniamo alle nostre biciclette ci imbattiamo in un gioviale signore livornese, un tale Francesco, che è introdotto nella vita politica della città ed ha molte cose da raccontare.
Così, anche per sfuggire al vento che con il calare della notte ha cominciato a levarsi anche più impetuoso di prima, ci siamo riparati al bar di fronte, il b52, dove mi é stato offerto un buon succo di mirtilli e un cappuccino caldo. Francesco fra le altre cose mi ha dato uno degli avvisi che stava distribuendo in giro, dove si ricordava la cittadinanza di come a volte pur con buoni propositi vengono spesi soldi della municipalità di cui non si vede alcun risultato.

una bella figura non é tutto


Mi dicono che Livorno sia la città con la più alta percentuale in italia di motorini e motorette. Ma come? É una città favolosamente piana! Qui la bicicletta sarebbe il veicolo perfetto, e costerebbe alle persone una caterva di soldi in meno. Questa giunta comunale ha evidentemente speso i soldi che ha speso per comprare delle biciclette, conseguendo magari dei punti di immagine. Ma investendo in beni materiali senza prima investire in cultura, purtroppo si rischia di fare un buco nell'acqua! Se invece di spendere soldi avessero per esempio dato essi stessi l'esempio muovendosi per la città in bicicletta, o al limite incoraggiando cittadini degli strati sociali più facoltosi a spostarsi abitualmente in bicicletta, tutti gli altri, esattamente come é accaduto per le automobili e le moto, si adoperebbero per procurarsi a proprie spese una bicicletta. Se ne trovano di usate per tutte le tasche, e i più pratici se le riescono addirittura a costruire da sè (io purtroppo non appartengo a questa categoria..riesco a malapena ad adoperare una chiave inglese!).
Questa sosta a Livorno è durata davvero pochissimo, e mi dispiace di non essere arrivato di giorno e di non aver potuto passeggiare per la rinascimentale città medicea. Ma sono comunque molto felice di aver incotrato queste persone così amichevoli ed intelligenti. Qui vorrei tornare presto un'altra volta (anche per visitare questo benedetto museo Fattori).
Non so ancora lasciando Livorno fin dove arriverò stasera. Le notizie avvisano che questa notte sulla costa continuerà ad abbattersi un vento di particolare violenza. Inoltre Giuseppe mi ha caldamente sconsigliato di affrontare col buio il tratto impervio di costiera che porta sino a Castiglioncello e a Rosignano. Comunque la strada che mi porta fin fuori da Livorno, il corso Italia, é assolutamente tranquillo, e inoltre é in lieve discesa. Lungo questo tratto di strada ho avuto un'altro simpatico incontro: un uomo su un'auto mi ha superato in corsa, poi dopo un po' ha accostato ed é sceso per farmi una foto. In cambio della foto mi ha voluto regalato alcuni pacchi di spaghetti, siccome lui é un agente di vendita di una pregiata marca di pasta alimentare. Era rimasto particolarmente colpito dalla scritta sul retro del mio veicolo, che appunto riguarda il consumo di pasta. É lui che mi ha consigliato per questa notte di chiedere per una stanza all'albergo “Capinera”, che avrei trovato svoltando nel prossimo centro abitato, Antignano. E così ho fatto.
Ho attraversato una piazza dove erano parcheggiate delle ambulanze, ed ho proseguito di qualche metro lungo un vicolo in salita fino ad incontrare l'albergo Capinera. Il signore alla reception mi avrebbe offerto una stanza per 30 €, ma era spiacente di non potermi offrire un posto protetto dove parcheggiare il risciò. Stavo già per prepararmi a proseguire oltre in cerca di un rifugio per la notte, quando una gentilissima ragazza che passava di là mi ha spontaneamente dato alcune dritte per pernottare qua ad Antignano. Una sarebbe stata di scendere alla canonica e chiedere ospitalità al parroco, ma era un po' distante da là ed era anche già piuttosto tardi. L'altra soluzione invece era di chiedere ai ragazzi della Misericordia Antignano, cioè quelli che con la divisa da soccorritore sostavano di fronte alla sede dell'associazione sulla piazzetta, di farmi parcheggiare nella lor autorimessa. Hanno detto che non ci sarebbe stato nessun problema: mi hanno tirato fuori l'autoambulanza che vi era parcheggiata per farmi infilare il risciò in un angolo del piccolo garage, e dopo l'hanno reinfilata dentro.
Allora ho preso la stanza all'hotel, una stanza pulita e ordinata, dove ho dormito da favola. Ho recuperato anche il sonno perduto a Pisa nell'ostello per via del nottambulo albanese.



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