- 1°viaggio: da Monaco di Baviera a Genova - 2°viaggio: da Genova a Roma- 3°viaggio: da Cittanova a S.Giovanni Rotondo-
soggiorno romano 18°giorno 19°giorno 20°giorno 21°giorno 22°giorno 23°giorno 24°giorno 25°giorno 26°giorno In risciò a Cittanova

Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? In risciò
da Roma
a Cittanova(RC)
home


Ventunesimo giorno

Venerdi 23 novembre

Come andò che poco oltre Termini Imerese bucai due ruote contemporaneamente, fui aiutato a scavalcare le transenne che bloccavano il transito sulla statale presso Cefalù, e terminai la serata a Finale di Pollina.



L a mattina il vento non é cambiato, la trada si va arrampicando fino al centro di Termini Imerese con il suo Duomo e il suo Belvedere.
Il belvedere é una terrazza aperta sui 4 lati, a strapiombo sulla costa. Il vento é cosí forte lá che non riesco quasi a tornare in mezzo alle case. La cabina passeggeri fa vela.
In mezzo a quel bramito assordante del vento un vecchio dagli occhi azzurri, che stenta a resistere all'impiedi, mi grida: “Stai attento, proseguire con il vento é pericoloso, rimaniti qualche giorno qua finché non si calma il vento! Guardati la salute, ché siamo noi che ci compriamo i nostri mali!”
Ho riflettuto molto su questa frase degna di un oracolo greco, e che voglio fare mia: ci compriamo i nostri mali.
Se ci pensiamo é piú facile che abbiamo noie alla salute e allo spirito da comportamenti che ci costano denaro, piuttosto che da comportamenti che non ce ne costano, o che ce ne fanno guadagnare: bere alcolici, fumare sigarette, mangiare piú del dovuto, passare la notte a sballarsi invece di dormire, guidare l'auto, ecc.

Termini Imerese


Sulla piazza a pochi passi dal duomo mi infilo in un bar pittoresco con un arredamento un po' esotico, un po' antiquariato; lá mi bevo un cappuccino e brioche alla crema per colazione. Il barista del “Caffé Morettino” é un vecchio che fa il cappuccino con una perizia che non passa inosservata.
Subito dietro il duomo la strada va a scendere in picchiata verso il Termini a mare. Un tripudio di fichi d'india, alberi, tornanti, sole e, improvvisamente, fra le casupole coronate dal loro bravo serbatoio d'acqua sul tetto, la cupola di una chiesa del piú blu che abbia mai visto al di sotto della volta celeste. Il blu mi ricorda il rosso del campanile colorato di rosso della chiesetta di Sori – logo da cui sono transitato ormai quasi tre settimane orsono.
Improvvisamete mi viene in mente che sarebbe proprio ora di farsi tagliare i capelli. Chiedo ad un vecchio, affacciato su di un poggiolino al primo piano di una palazzina vecchissima, dove sia il barbiere. Il barbiere é un localino in una viuzza in discesa che porta fino al mercato, e lá un giovane con un elegante grembiule nero che sembra mano di uno stilista mi fa accomodare e attacca col rasoio elettrico.
Ma é un'operazione breve, perché subito dopo prende a definire i contorni della mia sparuta chioma con il rasoio a serramanico, infierendo su punti della mia cute mai prima d'ora toccati da una lama. La tipica linearitá da icona bizantina!
Poi sulla passeggiata a mare incontrai un paio di persone simpatiche della cittá, e rimasi a parlare del piú e del meno con un certo signor Enzo (“Enzo, non Vincenzo”) da poco in pensione dal lavoro in catena di montaggio nella vicina fabbrica Fiat, di cui da qui giá si scorgevano le ciminiere. É un torrente di parole. Il lavoro, Imera, la criminalitá, l'emigrazione in Germania, le offerte di caritá, la Chiesa.
Mi regala un'immmaginetta della Madonna di Termini Imerese. Una bellissima donna siciliana dalla chioma corvina, piena di grazia e virtú.
Che mi protegga nell'ultima parte di questo lungo viaggio.
Poco dopo il paesaggio é straniante: fabbrica, rumore, puzza, ma prospiciente la spiaggia bianca e il mare blu. Il vento continua a spirare contro di me, e sconfortato e stanco mi fermo ad un grosso supermercato DESPAR. E qui accadde un imprevisto.
Ho bucato contemporaneamente 2 ruote! Ma come ho fatto?!
Beh, poi riparandole mi sono accorto che la causa erano delle spine di roseto, che mi portavo dietro ancora dalla Liguria ancorate nella gomma. Prima di cambiare le gomme sono entrato nel supermercato e ho guardato cosa dovevo comprare. Dal banco dei formaggi ho preso un “sikanino”, che ricordava anche nella confezione un “galbanino” ma evidentemente proveniva dai monti Sicani, in Sicilia. In effetti si ha l'impressione di essere in un'altra nazione, per il gran numero di prodotti regionali che prevalgono su quelli nazionali. Ho comprato – piú per la bottiglia che per l'acqua- anche una bottiglia di acqua, che qui in sicilia é particolarmente cara. Strano, perché alla fine qui ci sono un sacco di fontane qua e lá sulla strada, e complessivamente la Sicilia non offre al visitatore l'impressione che si tratti di un territorio arido. Montagne alte e verdi si innalzano dappertutto nell'interno dell'isola. La Sicilia mi sembra anzi una Svizzera bagnata dal mare da ogni lato.
Mi serviva una bottiglia perchè, come forse devo ricordare, mentre ero a Roma ho smarrito la borraccia spagnola che mi portavo dietro sin dalla partenza a Monaco, e non ne avevo altre.
Poi alla cassa é successo un evento che in un supermercato tedesco non sarebbe mai e poi mai accaduto, a maggior ragione in un grosso supermercato: é arrivato il capo della filiale e ha salutato abbracciando calorosamente e sbaciucchiando tutte le cassiere, una dopo l'altra. Probabilmente qui é un rito consolidato.
Riparare le ruote é stato un po' avventuroso a causa del vento – non potevo tenere il freno a mano tirato per cambiare la ruota posteriore, e in quel parcheggio il vento era particolarmente forte, tanto che comunque girassi il risciò la casetta faceva continuamente vela. Inoltre c'era un sacco di gente attorno che facevano commenti e mi guardavano come fossi un marziano, dando per scontato che non fossi italiano e che non capissi l'italiano.
Il parcheggiatore ritardato del supermercato mi aveva imprestato la sua seggiola di plastica, che però volava via appena la lasciavo un attimo. Poi invece sono passati due gruppi di operai che mi hanno offerto aiuto, ed uno di loro mi ha offerto un quantomai gradito caffé al locale dentro il supermercato.
I successivi 20-25 chilometri fino a Cefalú sono stati piú fortunati, con il vento per lo piú in poppa: e vaiii! .
Durante una pausa davanti ad un piccolo cantiere mi sono divorato la Caponata in lattina – una specialitá costituita da melanzane, olio d'oliva, pomodoro e aromi- con il pane, mentre chiacchieravo con gli operai.
Quando sono arrivato a Cefalú veniva notte,, e il vento continuava a soffiare lungo la via principale della cittá. Essa mi portava a monte della cittá vecchia, un porto che sorge sotto un promontorio. Io mi sono fermato per un the al caffé subito all'inizio del viale pedonale. Da lí la statale andava vertiginosamente a salire per valicare il promontorio. Oltre al the ho mangiato anche una specie di brioche che curiosamente si chiamava “genovese”.
Non saprei dire se il valico a monte di Cefalú verso est sia davvero ripido, o era solo che stavo percorrendo contro corrente un fiume di vento che faceva vela sul mio risciò.
In qualche modo comunque ho raggiunto una galleria e dopo era piú tranquillo – e inizia la discesa -.
A Cefalù un passante mi aveva ammonito che la statale è interrotta per una frana poco dopo Cefalù, ma la polizia stradale invece mi aveva detto che non sarebbe stato un problema superare quel tratto per una bicicletta come la mia.
Se non é stato un problema!
Meno male che ho incontrato due personcine davvero umane, Ivo e Gabriella, che non finirò mai di ringraziare, assieme ad altri due ragazzi, Piero e Beppe, che passavano anch'essi per caso dallo sbarramento. Mi hanno sollevato a braccia il risciò – che sará pesato in tutto almeno 150 chili- per superare le transenne di cemento alte un metro. E poi non smettevano di invitarmi a mangiare con loro, e a trascorrere la notte da loro... rimpiango di non essere rimasto da loro. Avrei passato la notte fra amici, cucinato con loro e naturalmente anche risparmiato qualche soldo di pernottamento. E invece ho voluto sfidare il vento e la notte, e il fato, proseguire fino a Finale di Pollina, al confine fra il Palermitano e il Messinese, per scoprire che l'albergo che mi avevano consigliato gli operai del cantiere mentre mangiavo la caponata era chiuso, e l'unico albergo aperto nel paesello di Finale di Pollina era l'affittacamere Castiglia. Ma piuttosto che tornare indietro mi sono fermato in quest'unico ricovero.
Per un posto letto ho ottenuto di pagare 35€ invece che gli iniziali 50 € richiestimi dalla locandiera. La stanza era fresca, c'era un vecchio televisore e una doccia di cui per scrupolo igienico ho preferito non approfittare. Ho dormito a lungo e profondamente, ed anche se trovo in tutta sincerità di aver pagato un prezzo eccessivo per il servizio, l'importante é dopotutto di essermi riposato sufficientemente, al riparo dal vento e dal freddo.

Un posto nei dintorni che si prospetta degno di una visita é il santuario di Gibilmanna, nel parco delle Madonie...ma non questa volta: dovrei salire molto sopra il livello del mare, e non nella mia direzione di marcia.
Per addormentarmi guardo la televisione, ma poi mi scoccio perché non c'e il telecomando e non posso cambiare canale da sdraiato. La pigrizia!.
La notizia che spero non mi dovrá interessare é che un tratto della statale che sto percorrendo, la 113 Palermo-Messina, é interrotto per frana estesa giá da oltre una settimana, e la gente del posto si lamenta perché le autoritá provinciali non sono ancora intervenute, e scaricano di preferenza il barile della manutenzione straordinaria alle incombenze della Regione. Ma non si tratta del tratto che ho superato oggi, dove sul fondo stradale c'é solo ancora un po' di pietre sparse, e il grosso é già stato asportato, ma di un luogo che devo ancora attraversare: fra Gioiosa Marea e Patti.

Cosí finiva il giorno 23 novembre 2007.


Finale di Pollina




- 1°viaggio: da Monaco di Baviera a Genova - 2°viaggio: da Genova a Roma- 3°viaggio: da Cittanova a S.Giovanni Rotondo-
soggiorno romano 18°giorno 19°giorno 20°giorno 21°giorno 22°giorno 23°giorno 24°giorno 25°giorno 26°giorno In risciò a Cittanova

home Per informazioni contattare rocco.marvaso@pizzeria-calcutta.com
Copyright © 2008 Rocco Marvaso.