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Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? In risciò da San Giovanni Rotondo a Bologna
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Primo giorno: da San Giovanni Rotondo a San Severo

Martedi 22 Marzo 2011

Come andò che il paese del Buon Confessore mi lasciai alle spalle, e a bordo del triciclo fra gran finocchi dal Garganistan calai secando dritto l'Apulo Tavoliere



Q uesto viaggio verso la Pianura Padana avrei voluto già compierlo l'autunno scorso, ma poi non ne avevo più avuto nè il tempo, nè i soldi, nè la condizione fisica.
Ora però, al principiare della primavera, mi sembrò il momento climaticamente migliore per dirigersi a nord in risciò.

Si aggiunga il fatto che nel corso dell'inverno, trascorso in buona parte in quel di Cittanova sotto pioggia e vento imperterriti, si maturò l'intenzione di accompagnare in una visita al santuario di San Padre Pio una anziana coppia che ha la ventura di essere i miei genitori.
Una volta arrivati a San Giovanni dopo un giorno e mezzo di viaggio a bordo di un piccolo camper, ci siamo accampati in uno spiazzo adibito a parcheggio per camper dietro il ristorante "Il Casale" , con una fantastica vista sulla sottostante Capitanata, sul Golfo di Manfredonia e sull'Appennino Dauno in lontananza. Presso questo parcheggio c'era addirittura la toilette!
Qui dentro abbiamo trascorso i tre giorni precedenti alla partenza, io, mio padre e mia madre, pranzando e cenando rigorosamente chiusi all'interno del veicolo, causa il vento gelido all'esterno.

a pranzo in camper


Nel frattempo ho potuto godere del folclore di questo accogliente paese del Gargano, partecipando il sabato sera ai falò accesi al di fuori di case e locali, chiamati "Fanoje".
Caso vuole che il giorno di San Giuseppe, occasione annuale per questi fuochi, cadesse proprio nel giorno in cui arrivammo a San Giovanni, il 19 marzo. Ricordo con delizia la verdura alla griglia che mi è stata offerta fuori da un locale, appena fatta sulla brace del falò, e chiamata in dialetto in un modo che non ricordo più...conocchia, o qualcosa del genere.

Nei giorni successivi riportai alla luce il risciò, che era restato celato in una sorta di rifugio antiatomico per ormai quasi un anno,

e mi apprestai ad organizzare nel modo più economico possibile il bagaglio, costituito in sostanza da un borsone da viaggio, uno zaino, una borsa degli attrezzi, ed una moltitudine di altri oggetti piu piccoli che tappassero a perfezione ogni anfratto libero del baule-portapacchi sotto il sedile.

fare i bagagli

Alla fine una caterva di roba l'ho lasciata sul camper, Non sarebbe mai entrata nel bagagliaio!

Due importanti ed estetici optionals che ho abbinato al manubrio del risciò, oltre alla radio-altoparlante e alle briglie, al san cristoforo e al rosarietto, sono stati il clacson

clacson

e la borraccia di cuoio, detta anche borraccia spagnola.

borraccia

Nella fredda e soleggiata mattina di martedi ero dunque ormai pronto a partire, ma prima era necessario fare ancora alcuni acquisti in paese (che come tutti i frequentatori del santuario sanno è un bel po' distante dal convento dei cappuccini) ne ho approfittato per fare un giro di rodaggio testando la funzionalità dei freni, essendo il paese piuttosto a valle rispetto alla zona del santuario.


muovendomi per le vie del centro storico ho incontrato una signora, che mi ha raccontato di un francese nomade, chiamato Yves, che è solito passare ogni tanto da San Giovanni, e che si sposta sempre con veicoli inusuali. Tipo una carrozzina trainata dai cani da slitta...In una foto che ha tirato fuori dall'uscio di casa mi mostra una sorta di ape adattata a mini-camper, con tanto di camino a legna!

ape da viaggio

Colpo di scena: i miei due genitori decidono di seguirmi lungo il percorso della prima settimana di viaggio. Non male, ciò significa che fra una sosta e l'altra si avvicenderanno laute colazioni, pranzi o cene a bordo del camper!

pranzo

Verso le 2 di pomeriggio ero definitivamente pronto a partire, alle mie spalle il primo passeggiero del viaggio, che mi ha accompagnato dal parcheggio del Casale fin sulla strada provinciale che conduce a San Marco in Lamis.

al casale

La prima cosa che ho notato un po'dappertutto a bordo strada sono certe pannocchie verdi, che a prima vista sembrerebbero di mais, ed invece a ben vedere sono piuttosto una specie di finocchio gigante

pannocchia

il paesaggio ventoso intorno a me lungo il percorso semipianeggiante è dapprima costituito da oliveti, a tratti diventa glabro e roccioso.

gargano

Nei pochi segni di civiltà contemporanea lasciati sul paesaggio si riscontravano tracce di insoddisfazione popolare.

crupi mafioso

Dopo alcuni chilometri di paesaggio carsico, per la verità non troppo leggero(forse per la mancanza di allenamento) sono giunto al borgo Celano. che è una frazione di San Marco in Lamis.

borgo celano

Qui la strada per San Marco si fa ripida, mentre una signora ferma alla fermata dell'Autobus mi rassicura erroneamente :"Ancora pochi metri e va a scendere!". Di fatto, un certo appetito ed una certa sete affannano la lunga salita, dopo che per diverse centinaia di metri non si lasciano adocchiare esercizi dove rifocillarsi. L'unico bar che a fidarsi del cartello dovrebbe essere aperto -"CI VEDIAMO IN PRIMAVERA"- non sembra adeguarsi al'ufficiale inizio della primavera il 21 di marzo!

bar chiuso a borgo celano

Un uomo che fa jogging fra Celano e il monastero di San Marco mi annuncia allegramente che oltre la cappelletta rossa la strada inizia a scendere. mi consiglia di passare a vedere il monastero, ove si troverebbe un notevole presepe.

celano

Ed infatti poco oltre si incontra il bivio per andare direttamente in San Marco o per costeggiare il pendio fino al Monastero, che qui già si scorge biancheggiare nella boscaglia.

convento di san matteo evangelista

Mi sarei fermato più a lungo presso il monastero, ma una volta ivi giunto, ho scoperto che non c'é nessuna strada che scende direttamente al centro abitato di San Marco, ragion per cui, una volta scaricati all'entrata dell'edificio due piccoli passeggeri, h fatto dietrofront per raggiungere al più presto il paese. erano infatti già le cinqie di pomeriggio e volevo scendere dal Gargano prima del tramonto.

Poco dopo ero già nel centro di San Marco, fiondato dentro il primo panificio-pasticceria disponibile.

san marco in lamis - panificio

Come al solito anche qui ho voluto vedere e assaggiare le peculiarità del forno locale: una zeppola (ciambellina fritta) farcita con crema pasticcera e una amarena candita.. buona!.. Poi c'era ua cosa che sembrava una focaccia al formaggio e invece in serata per cena si rivelò all'assaggio una pietanza dolce; e ancora, degli ufo rotondi ripieni di ricotta, dolci, di cui uno mi è stato donato per assaggiarlo. Ma soprattutto ho provato diversi tipi di taralli, piccoli, grossi ,medi. Pare che San Marco sia il posto con i taralli più prestigiosi della zona.

Nella cartoleria di fronte al panificio ho preso il quadernetto che mi sarebbe servito da taccuino di viaggio nelle prossime settimane.

A san Marco altrimenti non mi sono fermato molto, giusto il tempo di guardarmi attorno nella grande rotonda di traffico preso cui si trova la chiesa dedicata a padre pio.

san marco in lamis

Quindi ho ripreso a muovermi lungo una viuzza in discesa in direzione di San Severo. Qualcuno nel trambusto del traffico preserale mi avrebbe mandato volentieri nella direzione opposta, verso il Centro Salute Mentale...
Sono uscito dal paese e si trattava di scendere per una decina di chilometri su una strada a tornanti piuttosto ripida. Faceva molto freddo, però lungo questi 10 km fra una fermata e l'altra dell'autobus SITA la temperatura aumentava gradatamente! I piedi mi si potevano ora lentamente decongelare. Intanto il sole era tramontato, lasciando campo ad un'atmosfera rosea sopra la pianura a cui ormai stavo giungendo.

provinciale 22

Nel buio ho percorso la via diritta e tranquilla che in mezzo alla pianura collega la stazione ferroviaria di San Marco in Lamis con la città di San Severo.
Solo una pausa lungo il rettilineo, presso il piazzale di una stazione di rifornimento Q8, frequentata all'ora dell'aperitivo da alcuni gioviali braccianti agricoli romeni.
Dopo una mezz'ora ho raggiunto il cimitero di San Severo, riconoscibile nel buio dietro un alto muro costeggiato da cipressi, grazie a loculi condominiali particolarmente alti, a guisa di grattacieli. Intanto, presso la stazione ferroviaria, i due anziani mi aspettavano in camper con la tavola imbandita per la cena. Prima di mangiare però abbiamo voluto perlustrare la zona della stazione sul risciò, cercando un eventuale albergo a basso costo dove avessi potuto dormire e lavarmi.
Presso l'albergo di recente costruzione Ca' Giancola abbaimo incontrrato due giovani sanseverini, che oltre a consigliarci un B&B ci hanno anche racontato qualcosa della città. Non molto interessati al patrimonio storico-culturale, sostanzialmente hanno lamentato una certa carenza di discoteche, e rimarcato invece la presenza di una sala bowling.
Dopo la cena incentrata sul piatto tipico di San Govanni Rotondo, la Muscisca, che è carne di capra del Gargano arrostita con delle spezie particolari -dopo l'arrostitura la cabina del camper aveva preso tutta un'altra fragranza!-, siamo tornati con i rispettivi veicoli fino al cimitero, e da lì dopo un breve tragitto su una strada secondaria abbiamo raggiunto il B&B Biagio, che ha ospitato me in una spaziosa stanza, il risciò sotto un porticato attiguo, e il camper con il suo contenuto umano nel parcheggio prospiciente l'edificio.

San severo - biagio

Era ora di una buona doccia prima di stendermi a letto. La stanza da bagno, molto spaziosa anch'essa, riservava una piacevole sorpresa: la carta igienica profumata di acqua marina!




distanza percorsa km 33
peso lordo medio giornaliero kg 185
dieta/propellente giornaliero - caffelatte;
- acqua 1 litro;
- 1 zeppola con crema;
- 2 tortine di ricotta;
- 100g muscisca e insalata;
- diverse arance;
- sfoglia ripiena di ricotta;
- digestivo alla liquerizia.

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