In risciò da San Giovanni Rotondo a Bologna | ||||||||||||
Tredicesimo giorno: da Loreto ad Ancona Domenica 3 Aprile 2011
Da piazza Giacomo Leopardi attraverso un portale arcuato si raggiunge piazza Garibaldi, ove sorge il municipio.
Uno slargo della piazza permette di avere una stupenda veduta sul paesaggio che si estende a nord, dominata dal monte Cònero, che preclude la vista della città che sono in procinto di raggiungere, Ancona.
Sullo stesso livello, nel punto più alto del colle, sorge anche il complesso della cattedrale: il corso Traiano Boccalini, che si snoda fra il municipio e la chiesa, è una piacevole strada pedonale in piano, colma di negozi e negozietti con articoli religiosi, souvenir, dolci e prelibatezze locali.
Lungo la via alle pareti si notano diverse bandiere tricolori, accompagnate da un'altra insegna, quella della città di Loreto, che porta l'effigie della Vergine.
Ed eccomi nella grande piazza prospiciente la cattedrale, circondata da un colonnato e con una grande fontana nel mezzo. Mentre ieri sera era uno spazio libero pervaso dal canto dei bambini, oggi è pervaso dalle auto parcheggiate. La messa domenicale, celebrata dal Vescovo, ha chiamato qui molta gente anche da zone lontane.
Fra le molte opere d'arte che impreziosiscono l'esterno della basilica, davanti all'ingresso spicca il monumento a papa Sisto V, il pontefice sotto il quale fu terminata la facciata, in epoca barocca.
Ma si vedono elementi architettonici anche molto più antichi, gotici e rinascimentali; infatti il culto della Santa Casa principiò in queste terre Marchigiane, ma anche al di là dell'Adriatico nell'Illiria medievale, già nel 1200, ai tempi delle crociate. L'interno della Basilica è grandioso nell'insieme, e prezioso nelle singole parti, con opere d'arte ed affreschi dei maggiori artisti dell'epoca rinascimentale. Fu letto il tratto del Vangelo di Giovanni che racconta la vicenda del cieco nato guarito da Gesù. Diversi antichi confessionali sono approntati per i pellegrini, su cui furono applicate insegne atte a smistare i pellegrini a seconda della loro lingua: alcuni sono infatti "pro Illyricis", presumo riservato a chi parla la lingua croata, o albanese. Sul crinale nord della cittadella di Loreto ci sono tante altre cose, fra cui il cimitero militare dei polacchi caduti combattendo a fianco degli angloamericani nel secondo conflitto mondiale. E una massiccia scultura del Papa Giovanni XXIII, che con la sua mole troneggia sulla valle sottostante.
"Il mattino ha l'oro in bocca", e prima che venisse caldo ho pensato di lasciare Loreto e pedalare ancora in mattinata fino ad Ancona. tornato nella Casa Accoglienza ho preso la colazione, consistente in caffelatte con le fette biscottate e la marmellata, e alla svelta ho allestito il risciò per ripartire, mentre un gruppo di anziani pellegrini provenienti dalla provincia Laziale si radunavano lentamente nel grazioso giardino antistante per ripartire con il loro autobus. È seguito un quarto d'ora di corroborante discesa giù da Loreto fino a ricongiungersi con la Statale 16.
Questa procede piana e pressoche rettilinea per diversi chilometri nell'interno, circondando da lontano il monte Cònero.
È un percorso abbastanza tranquillo, domenica mattina, solo qualche ciclista della domenica, in mezzo a grandi campi coltivati; questa è l'occasione per porre l'attenzione sulla vegetazione, che qui è pian piano cambiata, con meno pini, meno piante sempreverdi, nessun olivo, più latifoglie continentali, persino qualche betulla.
Presso Osimo la statale 16 si ricongiunge con la linea ferroviaria adriatica, e continua per un tratto rettilineo a scorrerle parallela, mentre al di là di essa si può vedere su un basso colle il paese di Camerano, e dietro in lontananza il monte Cònero. Questa altura ricorda nel nome la antica denominazione greca del suo frutto più tipicamente mediterraneo, il corbezzolo.
Sono giunto presso un grosso snodo autostradale, e lì ho preso a destra seguendo le indicazioni per Ancona.
Si ci ritrova quindi sulla via Direttissima del Conero, che dopo suppergiu 1 chilometro si inserisce nella variante della strada statale 16 sud. Questa è tale e quale un'autostrada, a due carreggiate separate e due corsie per carreggiata.
A questo punto le indicazioni mi invitano a uscire a destra verso Ancona centro/università
Alchè si va a scendere per un bel tratto di scorrimento veloce (naturalmente sempre bravamente stretto stretto entro la corsia di emergenza) finchè si ci ritrova a passare sotto via Guido Miglioli, e a scorgere in lontananza un tunnel. Lì la strada si fa in salita, e il mio spirito cede leggermente: infatti il tratto veloce sulla variante è stato piuttosto stressante, aggiungasi che il sole è ormai quello di mezzogiorno, e picchia duro.
La strada veloce, chiamata "Asse Nord-Sud" continua a salire sul pendio, superando un'uscita diretta alla curiosità località di "Pinocchio", mentre giu di sotto alla destra della strada si vedono campi coltivati e la sommità del Conero ad una distanza di oltre un miglio.
Sono finalmente arrivato al punto più alto del viadotto; dopo aver pedalato al di sotto di via Allende, la via sembra felicemente in discesa, il sudore secreto da un'ora si asciuga tutto nella discesa come con un asciugacapelli posizionato sul turbo.
Prima del tunnel che mi attendeva al termine della discesa presso la stazione Q8 mi sono fermato ancora per accendere i fari (non ho un dispositivo per accendere le illuminazioni del risciò con un unico gesto della mano, ma accendo manualmente i singoli fari)
Ma dopo quel tunnel si continuava a scendere, finchè, senza neanche me ne raccapezzassi, la strada veloce era diventata via Bocconi; ero ad Ancona.
Da lì mi sono spostato in direzione del centro storico e del porto, chiedendo indicazioni su pernottamento e parcheggio, ottenendo però alcun risultato incoraggiante. Poco male, il giorno era ancora per metà trascorso, avevo ancora diverse ore di luce per esplorare una prima volta la città a bordo del risciò, e avrei pensato più tardi al resto. Eccomi sulla banchina Nazario Sauro, ove non lontano dal monumento a Traiano si trova sì un parcheggio custodito, ma l'entrata è troppo bassa per il metro e 85 del risciò!
Mi sono diretto a salire oltre il Teatro delle Muse su su lungo via Gramsci, nel centro storico eretto sullo sperone di roccia sovrastante il porto. La prima sosta è in Piazza Plebiscito;
Questa piazza è dominata dal torrione dell'ex Palazzo del Governo, risalente al tempo in cui la marca anconetana, come tutte le Marche, era un possedimento dello Stato Pontificio. Qui ci sono state nel 1960 scontri militari al seguito dei quali con un plebiscito furono annesse le Marche e l'Umbria al regno di Sardegna.
Poco più avanti la chiesa di san Francesco delle Scale
e la chiesa del Gesù.
Dinnanzi ad essa, in piazza Stracca, si gode di una favolosa vista sul porto di Ancona.
A questo punto, curioso di conoscere il passato di questa città a me sconosciuta, capitava a pennello che fossi giunto presso il Museo Archeologico Nazionale delle Marche La mia visita all'edificio costruito attorno ad un cortile interno inizia con una capatina nei bagni del museo, dai bei cromatismi caldi.
In innumerevoli vetrine sono mostrati al visitatore oggetti d'uso comune delle popolazioni che vissero in tempi preromani in diversi insediamenti delle Marche, in queste sale da ogni finestra entra prepotente l'immagine del porto,
mentre sulla sommità del palazzo stesso si ammira la riproduzione dorata di un voluminoso gruppo scultoreo equestre risalente al Picenum di epoca romana, conosciuti come Bronzi di Cartoceto, quasi una citazione dei Bronzi di Riace ma nelle Marche invece che in Calabria, e con alle spalle simili diatribe fra chi vorrebbe gli originali bronzei in un museo grande e metropolitano, e chi li lascerebbe nel modesto museo locale sorto vicino a dove sono stati ritrovati. Le copie dorate comunque donano proprio tanto al paesaggio portuale, e con gli originali di lasciarli fuori alle intemperie non avrebbero potuto farlo.
Mi sono concentrato a leggere le numerose tavole esplicative sulla storicità e la cronologia delle popolazioni preromane delle Marche, che erano principalmente Umbri, Picèni, e Galli Senoni. questi fantomatici Piceni pare abbiano avuto attinenze con i Sabini, nemici/alleati dei Romani. Certamente che sulle coste un porto strategico come Ancona sia stato nei secoli prima del dominio Romano un prezioso obiettivo per tutte le potenze dell'epoca, i Greci, poi gli Etruschi, gli Umbri, e per un certo periodo anche i Galli, cioè delle tribù affini linguisticamente o comunque culturalmente con quasi tutte le popolazioni del nord e sud dell'arco alpino.
Là attorno mi è capitato di soffermare la mia attenzione su di un ritratto marmoreo di Ottaviano Augusto, il quale aveva curiosamente un naso che ricordava sia il profilo di Giacomo Leopardi, sia quello della ragazza Picena dai tratti aristocratici incontrata a San Benedetto del Tronto alcuni giorni fa.
Ma la capacità espositiva di palazzo Ferretti non finisce mica qui: al piano terra ho visitato una mostra fantastica dedicata al ritratto fotografico dai primordi della fotografia, in cui si potevano osservare alcune rare immagini di persone ritratte 200 anni fa con metodi pre-fotografici, sfruttando la luce ma non la chimica, e altre tecniche fotografiche vecchie di quasi duecento anni basate su sostanze particolari, quali la ferrotipia e la ambrotipia, cadute successivamente nell'oblìo.
Un altro pezzo forte del museo è infine, nella sala conferenze al pianterreno, un grande calco fossile di un ittiosauro, una sorta di mostro marino che milioni di anni fa pare nuotasse sopra quella che poi emergendo divenne la penisola italica.
Una volta terminata la istruttiva visita a palazzo Ferretti, sono risalito in risciò ed ho continuato a perlustrare la rocca su cui si erge il nucleo originario della città, con la antica cattedrale, e, sotto il manto stradale, le ancor piu antiche pavimentazioni delle strutture romane preesistenti.
Verso il tardo pomeriggio sono ritornato in piazza della repubblica, dove presso l'ufficio per i turisti all'inizio di via Gramsci, sono stato indirizzato verso un albergo non lontano dalla stazione ferroviaria. Mentre mi allontanavo da Piazza della Repubblica, notavo una folla di giovani, che aspettavano di entrare al Teatro delle Muse per assistere ad un concerto pianistico di un noto giovane concertista, un certo Giovanni Allevi. Qualcuno si lamentava con me del prezzo eccessivo del biglietto. Lungo la via Marconi, che su un manto stradale piuttosto dissestato mi conduce infin al calar della sera all'albergo, mi colpisce un manifesto pubblicitario che invita con la semplice battuta "Il turista non è un pesce, dopo tre giorni è ancora buono" gli esercenti di Ancona a non fare del turista occasionale una acquirente usa e getta, da sfruttare una volta e mai più, ma di creare convenienza in modo da invitare il turista a ritornare, e a fermarsi piu a lungo.
La sera sono ancora uscito nella zona della stazione a mangiare qualcosa, fra diversi negozi di alimentari con vivande esotiche, come ci si aspetterebbe ragionevolmente da una cittá di mare.. |
distanza percorsa | km 31 |
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peso lordo medio giornaliero | kg 201 |
dieta/propellente giornaliero | - 1 litro acqua;
- caffelatte; - pane e marmellata; - 1 litro d'acqua; - 1/2 litro di apfelschorle; - 1 pezzo di diplomatica; |
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