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Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? in risciò da Monaco di Baviera a Genova
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Sedicesimo Giorno - Milano

Sabato 8 settembre 2007

Come andò che da Casalpusterlengo arrivai a Lodi, una graziosa città deserta dove risuonava suggestivamente la voce di un celebre comico genovese, e una volta in piazza Duomo potei riabbracciare i miei consanguinei meneghini.



L a mattina alle 8 mi sono svegliato, e sono sceso subito a riporre i bagagli nel cortile posteriore, dove avevo parcheggiato il risciò ieri sera. Sul sedile ci devono aver dormito i gatti, ci sono peli dappertutto e improntacce sul sedile di pelle.
Il padrone dell'hotel mi ha salutato con gioia, e mi ha chiesto di spedirgli una cartolina quando arrivo a destinazione, mentre mi serviva il cappuccino e la brioche. Certo non ha pensato che se facessi colazione solo con una brioche forse a destinazione non arriverei mai... come rimpiango la colazione di Matrei am Brenner, e quella di Villa Bartolomea! Qui siamo nell'orbita di Milano, qui evidentemente tutto è strettamente regolato dalle severe leggi dell'economia, anche la generosità.
Ma sono comunque davvero felice mentre riprendo a pedalare e passo davanti ai tre camionisti polacchi che mi salutano a sbracciate energiche, perchè ormai Milano è vicina, e per stasera i miei cugini mi aspettano in Piazza Duomo per guidarmi - e farsi portare - verso casa loro.
Al primo centro abitato lungo la statale mi sono dunque fermato a fare colazione, ho parcheggiato davanti ad un bar che affaccia direttamente sulla strada e mi sono seduto al tavolino fuori. Anche oggi è una giornata stupenda.
Mentre bevo il the scambio due chiacchiere con altri due personaggi del posto che parlano fra di loro in dialetto lombardo, anche loro seduti con la schiena al muro e la faccia rivolta alla strada. Parlano fra loro del fatto che venga un certo Omar sabato prossimo. Solo ora mi è venuto in mente che da quando sono in val Padana vedo ovunque i manifesti di questo Omar Codazzo, un cantante che mi dicono sia delle parti di Genova.
Il breve tragitto che mi separava da Lodi, ancora 15 km, è privo di elementi d'interesse. Il primo incontro significativo a Lodi fu appena entrato in città, quando mi sono fermato nel piazzale di un supermercato ad ascoltare in radio che cosa dicevano dell'otto settembre, cioè oggi, e delle dimostrazioni di piazza organizzate da un certo Beppe Grillo in tutta Italia.
Una donna anziana mi rivolge la parola, che è già di per sè un evento eccezionale in italia, con tutti i malintenzionati che evidentemente ci sono in giro a derubare gli anziani. Questa signora mi racconta di aver fatto un corso di autodifesa, per poter sempre essere libera di spostarsi senza dipendere da un uomo accanto. Che da quando è rimasta vedova si è riproposta di fare quello a cui la conduce il cuore, e se sente di dover fare una cosa, prende e la fa, senza chiedersi se è qualcosa suscettibile di essere criticata.
Mi ha raccontato come andò che si trovo a viaggiare per il nordafrica, da sola, e come si accorse che poteva capire guardando in faccia le persone se esse fossero dei malintenzionati. E come proprio grazie a questa capacità di riconoscere animi straordinari negli stranieri, nei poveracci, e nei diversi, abbia guadagnato degli amici straordinari che fra le persone “educate e affidabili” sono cosa rara.
Mi ha fatto pensare molto, a come troppo spesso ci lasciamo condizionare dal giudizio che la “gente” da di una persona, o da certi stereotipi popolari, come quello nei confronti degli zingari, o ci fermiamo all'apparenza dell'abbigliamento, o ci lasciamo condizionare dagli errori che le persone hanno compiuto in passato, e non vediamo in loro il nostro fratello e la nostra sorella che aspettano solo di donarci la propria amicizia.
Di come per esempio si trovasse in Africa e fosse capitata a comprare delle cose da un venditore marocchino, e il venditore le volle regalare una collana, e come lei ebbe paura che questo regalo nascondesse un'intenzione malvagia, ma ciononostante si fidò del suo invito di entrare dentro a prendere un the con lui da sola.
L'uomo si rallegrò tanto della sua fiducia, che ne è diventato amico e l'ha invitata ad essere sua ospite qualora tornasse a trovarlo. Quante di queste occasioni di amicizia ci lasciamo sfuggire per paura e per insicurezza?
Doodie, un nome che significa -probabilmente in arabo- “tesoro mio”, uno dei rari casi durante l'intero viaggio, di un donna anziana da sola che si è lasciata trasportare sul risciò. È curioso, se si pensa che in fondo questi veicoli sono utili soprattutto per persone con più anni sulle spalle, che magari si stancano a camminare troppo a lungo.
All'altro lato della strada c'era un benzinaio, dove mi sono fermato a far guidare il risciò ad alcune persone.
Loro mi hanno consigliato un posto ottimo dove pranzare, di cui non rivelo nè nome nè via, così chi volesse mangiare là avrà il piacere di scoprirlo di propria iniziativa. Fatto sta che in questa osteria ho mangiato benissimo, era un menù, completo di vino e caffè, che è costato anche meno di quanto mi aspettavo.
Il locale era luminoso, alle pareti erano appesi dei piatti di porcellana dipinti con delle immagini e delle espressioni dialettali. Mentre aspettavo di essere servito ho letto su un piatto che rappresentava un salame affettato

“El mè l'è püse bon del tò”

e qualche altro ospite della trattoria mi ha svelato il significato : si trattava di un trofeo per una gara al salame più buono.
Dietro il banco del bar invece c'era una stampa ingrandita di una foto antica di Lodi.
Poi dopo il caffè mi sono subito rimesso un po' in moto per andare a conoscere il piccolo centro storico che si trova un po' elevato rispetto alla pianura in cui scorre l'Adda. Lodi mi è sembrata una città disabitata. Niente turisti, niente negozi aperti -erano le due di pomeriggio-. Ma nella piazzetta presso la chiesa di S. Francesco finalmente incontro un gruppo eterogeneo di persone, alcuni senzatetto, alcuni ex-tossicodipendenti, alcuni pensionati, alcuni ragazzi e ragazze che -fra i pochi- non sono stati risucchiati dal richiamo della metropoli. Tutto il resto della popolazione è probabilmente composta da pendolari Lodi-Milano. Eppure la città è davvero carina, è come una Milano pulita e in miniatura. Fra queste persone una giovane coppia si presta di accompagnarmi per la città, in particolare nella piazza centrale del paese, cioè p.za della Vittoria. Sono Alessandro e Marika, due figli di immigrati meridionali, come lo sono anch'io, e come si capisce subito da quel particolare accento contaminato e slabbrato. Persone molto semplici e buone, che continuavano a chiedere se davvero non fosse troppo faticoso per me pedalare, e se dovevano forse scendere. Siamo arrivati sballottando sul lastricato di ciottoli alla piazza della vittoria, dove si affaccia il Duomo. La vecchia foto che avevo visto nella trattoria era proprio fatta in questa piazza, che 100 anni fa era la piazza del mercato.
Oggi, l'otto settembre, la piazza è soleggiata deserta, se si eccettua un piccolo gazebo con alcune persone attorno, e in questo spazio vuoto rimbombano ampificate dagli altoparlanti le invettive lanciate da Beppe Grlllo in uno dei suoi spettacoli-informazione.
Un'immagine un tantino surreale, perchè la piazza era davvero deserta! E si sentiva Beppe Grillo sbraitare ad una folla esultante!
Il fatto che fosse così silenziosa e vuota mi ha forse permesso di godere meglio del fatto di trovarmi là.
A pochi chilometri dalla città più caotica d'Italia, in questo caldo e silenzioso pomeriggio di settembre, seduto ad un tavolino di caffè con i miei due amici e con altri ragazzi che appartenevano allo stand di Beppe Grillo, a ridere e scherzare, circondati da queste bellissime architetture lombarde di marmo bianco, mattoni rossi e merlature.
Dopo la pausa del thè ho accompagnato Alessandro e Marika a firmare non so cosa in quel gazebo, uno di questi attivisti mi ha riempito di volantini con su le foto dei parlamentari condannati da espellere. Poi ho spiegato ad Alessandro come si guida e mi sono seduto dietro accanto a Marika mentre lui pedalava. Però quando il terreno è diventato un po più accidentato ha perso la concentrazione e girava il manubrio a destra e a sinistra rischiando di danneggiare qualcosa.
Siamo tornati alla piazzetta dove erano tutti gli altri amici di strada, e quella gente avrebbe voluto farmi domande, e provare a guidare, e farsi delle foto fino all'indomani, ma io avevo appuntamento alle 18 in piazza Duomo a Milano e dovevo proprio andare via.
Sono sceso giù nella statale, e ho proseguito fra cavalcavia e campi di granoturco fermandomi solo una volta a raccogliere una fra milioni di pannocchie di mais che mi circondavano, e appenderla dietro sul tettuccio, come trofeo della val Padana, o come souvenir.
Il passaggio dalla campagna alla metropoli è stato graduale.
In San Donato Milanese già potevo seguire le indicazioni per Milano centro. Considerando i casi precedenti di Innsbruck, di Verona e di Parma, sono stato ben attento a non finire su tangenziali o altre strade a scorrimento veloce, ed in effetti questa volta l'ingresso nel territorio di Milano non è stato traumatico come temevo.

Castello Sforzesco


Alle cinque pedalavo già in città filato in direzione nord-ovest verso piazza Duomo. Così una volta arrivato su un tratto di strada con molto traffico ho ritenuto di essere praticamente già arrivato, e di poter godere di un largo anticipo. Ero in viale Molise, e qui mi sono fermato per bere un'orzata fresca, o un latte di mandorla, che è poi la stessa cosa. La barista e il barista del “New Crystal Bar” sono simpatici sino-milanesi, cioè milanesi nati da genitori cinesi. Mi sono fatto spiegare esattamente come arrivare direttamente in piazza Duomo, e mi sono accorto che non era poi così tanto presto, considerato il traffico.
Non saprei proprio descrivere il tragitto che ho percorso, infatti tutta la mia attenzione doveva concentrarsi sulla pavimentazione stradale, che è ridotta in alcuni punti a livelli spaventosi. Quelle che un tempo dovevano costituire una scorrevole ed elegante pavimentazione di lastroni di pietra è diventata un terreno dove persino dei fuoristrada non ne escono indenni.
Massi di pavimentazione che sono stati più volte sollevati, scavatone il suolo sottostante e riappoggiati alla bell'e meglio , incollandoli fra loro con voluminose colate di asfalto. Se fossi un turista straniero direi “that's italy, molto pittoresco!”, se fossi un milanese probabilmente non direi nulla perchè se ci vivi -in una città dove ditte vengono pagate con il denaro pubblico per tenere in ordine le strade e fanno dei lavori osceni, se anche li fanno,- allora queste cose rientrano nella normalità, per quanto indecenti possano essere, e si ci adegua a comprare più spesso autoveicoli nuovi, o a sostituire più spesso le sospensioni.
Su questi tratti di pavimentazione “carsica” ho quindi proceduto con molta cautela per non finire con una ruota incastrata nelle fessure fra un masso e l'altro, e a passo d'uomo per non compromettere le ruote e gli ammortizzatori posteriori.
Questo modo di procedere ha sviluppato in me un certo nervosismo, che è improvvisamente esploso in un moto di ira allorchè ho chiesto per l'ennesima volta un'informazione ad una passante, una giovane donna, e questa si è girata dall'altra parte e ha tirato dritto pensando che fossi una qualche nuova forma di invadente venditore ambulante extracomunitario. Allora, e me ne vergogno ancora, le ho gridato con tutta la rabbia che avevo in corpo: ”Hei, hallo, dico a Lei, le ho chiesto un'informazione , ed è buona educazione perlomeno rispondere!”. Lei, come non sempre accade quando si viene apostrofati con livore, mi rispose con fin troppo rispetto “ no guardi mi lasci stare...sto male... comunque se me lo chiede con quel tono non glie lo dico dov'è piazza Duomo!” e se n'è andata via di gran fretta.

Sono queste le occasioni in cui si comprende che prima di essere aggressivi con il prossimo bisogna pensare che magari uno ha anche i suoi impescrutabili motivi per essere scortese o sfuggente: in questo caso ne avevamo entrambi e questo ha compromesso il fatto che magari avremmo potuto reciprocamente aiutarci, io portandola dove doveva andare, e lei indicandomi la strada per il duomo.

Ad ogni modo le guglie del Duomo erano poi già visibili appena girato l'angolo. Io ero appena giusto in orario, ma i miei cugini invece erano in grande ritardo.
Grazie a questo ritardo ho potuto riposarmi e guardarmi un po' attorno.
È sabato pomeriggio, e non ho mai visto tanta gente come qui oggi.
A poca distanza infatti proprio oggi c'è la postazione organizzata da Beppe Grillo, con naturalmente molte più persone attorno che a Lodi. E poi nel breve lasso di tempo in cui rimango a piazza Duomo passa attorno alla piazza un allegro corteo di are krishna con un grande carro decorato, e un coro di voci e di percussioni.
E poi c'erano i tifosi di non so quale importante disputa sportiva, che tornavano a fare baccano nel centro.
Anche senza queste manifestazioni la piazza sarebbe stata comunque strapiena di gente di ritorno dallo shopping, di turisti da tutto il mondo e di tutti i possibili personaggi che offrono servizi di varia natura.
Uno di questi è l'uomo delle foto coi piccioni. É un extracomunitario che individua i turisti giusti, mette in mano alla donna della coppia di turno una manciata di semi di mais e fa in modo che i piccioni formino un bello stormo tutt'attorno. A quel punto ne fa una bella foto polaroid e la vende per 6€ o giù di lì. È chiaro che un risciò giallo in mezzo a queste persone che offrono più o meno prepotentemente servizi accessori ai passanti non può essere percepito da tutti altro che come un ennesimo tentativo di spillare soldi a turisti sprovveduti.
Non ho neanche provato a invitare qualcuno a usufruire del mio taxi: sarei stato solo frainteso e questo mi avrebbe infastidito.

Alcuni turisti indiani si sono avvicinati incuriositi e mi hanno chiesto cosa ci facessi là a Milano con un taxi indiano. Solo un simpatico giovane maghrebino, a giudicare da come osservava i passanti uno scippaportafogli, o un artista, o entrambe le cose, si è fidato di farsi scarrozzare per un po' nei dintorni. Abbiamo un po' animato quella massa inerte di turisti deportati da tutto il mondo correndo in risciò in mezzo a loro e sfiorando con il ventaglio thailandese le loro teste e le loro caviglie. A lui ho consegnato tutti quei volantini che i Grilli mi avevano consegnato a Lodi, per occuparsi di non far loro rimpangere di essere stati stampati.
Poi si è avvicinata una ragazza di lingua inglese, una studentessa di design, che ha preso a fare foto da diverse angolazioni al mio risciò per farne un oggetto della sua ricerca grafica.
Le ho chiesto gentilmente se si poteva preoccupare di spedirmi le foto, al limite per mail.... Lei mi ha guardato con sguardo incerto e ha detto con una specie di smorfia che voleva dire “ma cosa vuole ora questo pezzente da me?” che forse non sarebbe stato possibile... questa volta sono esploso: come può una persona essere così sfrontata da fare foto a qualcuno senza chiederne il permesso, utilizzarle per il proprio lavoro e ancora avere il coraggio di scostanza rifiutarsi di procurare una qualche copia di quelle foto?
È la seconda volta oggi che mi arrabbio con delle persone. Ma questa volta non so cosa altro avrei dovuto fare. Spero che questa persona in futuro avrà il buonsenso di chiedere il permesso prima di scattare una foto, come fanno tutte le persone corrette che lavorano nella grafica, o almeno se ne scuserà dopo averla scattata.
Non so perchè ma da quando sono arrivato nel centro di Milano mi sento particolarmente aggressivo!
Finalmente dopo tre quarti d'ora arrivano mio cugino e mia cugina, e con loro ci dirigiamo verso Cormano. Non sarei mai venuto a Milano in risciò se non avessi avuto la certezza di essere ospitato da persone fidate, e soprattutto mai avrei rischiato di dover lasciare il risciò incustodito durante la notte. Dai miei zii ho infatti la possibilità di parcheggiare in un garage al chiuso. Milano è un luogo tutt'altro che sicuro. E non sto parlando degli extracomunitari.. Ma questa è un'altra storia.
I miei cugini non sanno esattamente che tragitto percorrere, nonostante che frequentino spesso il centro. Infatti è molto raro che loro vengano in centro con un mezzo proprio. È più semplice, se non in bicicletta, prendere il treno delle ferrovie nord, che ha capolinea a piazza Cadorna, e poi muoversi nel centro a piedi o con i mezzi pubblici. Mi è capitato a Milano di muovermi con i tram, e devo dire che non sono poi una cattiva idea. Alcuni sono molto carini, con le panchine di legno per sedersi, e un non so che di piacevolmente rustico.
La metropolitana invece è orribile. Si ci sente come dei topi di fogna, sepolti vivi nel semi buio con quelle terribili luci giallastre. L'ingresso e l'uscita poi non sono liberi e scorrevoli come nelle metropolitane delle altre metropoli (vedi Monaco, Praga, e.a.), ma bisogna accalcarsi agli sbarramenti e capire come si oblitera il biglietto. C'è addirittura del personale agli sbarramenti preposto a spiegare ai forestieri come si oblitera il biglietto.
Chiaro che finchè le persone che contano un minimo qualcosa nell'economia, quelle che un tempo giravano in pelliccia e bastone col pomo d'argento su una carrozza, e che ora si vestono magari più modestamente e guidano dei carri armati per le disastrate strade della città -cosa altro potrebbero guidare per essere a proprio agio su una mulattiera?- , finchè queste persone non avranno alcun interesse a migliorare le condizioni del trasporto pubblico, a renderlo più umano, perchè sostanzialmente mai avranno bisogno di servirsene, allora difficilmente può migliorare qualcosa.
Non mi posso stupire se accadono dei delitti e dei furti là sotto.
Mi stupisco solo che ci sia a Milano così tanta gente che pur di lavorare per quattro soldi e per la speranza di un remoto benessere futuro continua a vivere e respirare in questa città, e sotto questa città.

Intanto che costeggiavamo l'ospedale Niguarda si è fatta notte, e dopo una ventina di minuti siamo arrivati a casa. La zia aveva già tutto pronto in tavola.
Dopo una allegra cena sarei volentieri uscito con mio cugino per raggiungere i suoi amici e festeggiare il sabato sera, ma ero davvero stanco e non avrei retto una nottata fuori.
Inoltre Milano non è Monaco, e se si decide di lasciare la festa prematuramente e non si ha un mezzo proprio, non ci sono mezzi pubblici attivi di notte, e i taxi non conoscono prezzi politici.

C.pusterlengo-Lodi. 20 km ;
Lodi-Milano: 34 km ,
Milano-Cormano: 10 km


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