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Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? in risciò da Monaco di Baviera a Genova
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Sesto Giorno

mercoledi 29 agosto 2007

Come andò che a Trento venni sbarbato e rasato alla perfezione, entrai in un negozio dove non si paga col denaro, e fui accolto a Besenello presso un ex campione di lotta grecoromana.



T rento: il primo impulso è gustare qualcosa da mangiare, ed è un piacere particolare dopo tanto tempo varcare la soglia di un normalissimo alimentari italiano, a pochi passi dal centro sociale, con torte, le crostate, i pacchi di biscotti e naturalmente le ciabatte e i panini bianchi. Da là dopo una sostanziosa colazione ho dato un passaggio a tre ragazzi del centro sociale fino alla stazione del treno. Di solito non porto più di due adulti seduti dietro, perchè la struttura e l'asse posteriore ne potrebbero risentire, ma erano tutti e tre piuttosto smilzi, ed io sono abituato a portare passeggeri che pesano anche 100 chili ciascuno. Quindi 3 ragazzi da 50-60 chili sono meno pesanti di due che ne pesano 90-100! Durante il tragitto mi fanno notare che trento è una città piccola, che si riesce a vivere bene anche a piedi. Effettivamente non ha l'aspetto di una metropoli, e sicuramente il rispetto dei sensi di marcia porta il ciclista e l'automobilista a fare un sacco di strada in più del pedone. Ciononostante la città pullula degli stessi mostri d'acciaio già visti ieri sera.
I SUV anche di giorno sono Sport Utility Vehicles, e sono questa volta evidentemente UTILI alle mogli degli sportivi di ieri sera per permettere ai propri bambini di fare del sano SPORT indisturbati dentro l'auto mentre li riaccompagnano a casa.

Poi ho chiamato la polizia per avvisare che un omone tedesco di nome Mark Schmitt è sparito iersera e che non si è ancora fatto vivo, ma anche loro non ne sapevano niente.
Ho deciso che era proprio ora di aggiustarsi i capelli. Finchè sono fra i tedeschi sono indifferente allo stile, ma ora che sono definitivamente arrivato fra gli italiani non mi sentirei troppo a mio agio a non curare un poco il mio aspetto. È una delle cose per cui ho aspettato di essere in Italia, ed ora è proprio il momento. E non è neanche poi così facile trovare un barbiere nel centro di Trento. Arrivato nella piazza del Duomo chiedo per la strada e chi mi manda di là in periferia, chi dalla parte opposta, chi non saprebbe dire. Alla fine in via Prepositura vedo scritto “salone donna” e poi “salone uomo”, con dentro un vecchio, un giovane e una donna che tagliano capelli con indosso una curiosa uniforme a mo’ di casacca da lavoro. La donna ha carta bianca per quel che concerne il taglio, e poi le chiedo se fa anche la barba. Ora, siccome ogni tanto dal barbiere chiedo se mi fa la barba, e non me l'ha mai fatta nessuno, ormai lo chiedevo sempre solo così per abitudine, ma non mi aspettavo che qualcuno lo facesse davvero! Senza scomporsi la donna ha preso tutta l'attrezzatura e di gran lena ha preso ad armeggiare con dedizione attorno al mio mento. E non ha mica fatto un lavoro lasciato a metà come mi era accaduto in Repubblica Ceca una volta, dove la kadernicka si era limitata a rasarmi superficialmente con la macchinetta e poi non se l'è sentita di prendere il rasoio in mano. Questa professionista invece non mi ha lasciato perdere finchè non sono tornato ad essere liscio come un bambino imberbe. E mentre lavorava è stata anche costretta ad interrompere, perchè -sorpresa- mi ha chiamato al telefonino il Mark, che aveva poi passato la notte a Trento all'aperto assieme a qualche altro nottambulo nei pressi del Castello del Buonconsiglio, per poi ripartire all'alba e ancora in mattinata essere già arrivato a Verona. Aveva appena capito come funzionasse il caricabatterie solare, e con esso aveva finalmente potuto ricaricare il suo telefonino!
Il taglio mi è costato 14€ e la barba 7€. Sono tanti soldi, ma lascio lo stesso una piccola mancia per la gioia di essere stato raso così amorevolmente.

Una volta tosato e racquistato un aspetto più ordinato, sono risalito in sella e ho continuato a conoscere la città. Così ho visitato il castello del Buonconsiglio, dove era in corso una interessante mostra sull'Arte dell'antica Ucraina. Avrei volentieri visitato questa mostra, ma avevo una cosa urgente da fare, e cioè trovare un biciclettaio o un negozio di biciclette dove poter comprare un tiraraggi e i ganci SPD da attaccare alle scarpe. Infatti ho notato che una delle ruote posteriori quando gira non è perfettamente dritta, e questo di solito dipende dalla differente tensione dei raggi sul cerchione. Il tiraraggi è un piccolo strumento con cui si stringono o si allentano i raggi. Quanto agli attacchi SPD, in qualche modo inspiegabile ad una delle due scarpe era andato perduto, nonostante fosse inbullonato molto saldamente. Niente di grave, insomma, ma piccole cose che se trascurate possono anche diventare fastidiosi problemi. In un negozio di biciclette trovai subito gli attacchi per le click, ma il commesso mi indirizza per il tiraraggi in una specie di supermercato sportivo a più piani, non distante da lì. Ma anche là non avevano il tiraraggi. Da lì sono stato indirizzato a un piccolo negozio non distante da lì che si chiama Moser. Quando ho visto l'uomo brizzolato là fuori dl negozio in mezzo alle biciclette mi è venuto il sospetto che quello fosse Francesco Moser, ma in seguito mi hanno detto che il celebre ciclista non si occupa più di ciclismo, bensì di politica. Ad ogni modo lui il tiraraggi ce l'aveva. Non si è fidato però di fare il lavoro di centratura delle ruote, o non ne aveva voglia. Intanto passava di là un altro cliente, che si chiedeva come sarebbe portarsi in giro la moglie con un veicolo così, e quando si stanca far guidare lei. Probabilmente pensava di dire una spiritosaggine, per questo mi sono permesso di annuire e confermargli che la sua signora riuscirà senza problemi a scarrozzarlo in risciò, e risparmierà così anche la retta della palestra. Indecoroso sarebbe stato forse rimarcare il fatto che la donna che va in bicicletta ottiene e mantiene dei glutei perfetti, ma...è la verità! All'ora di punta per le strade del centro il traffico diventa convulso, e ad un certo momento mi ferma un vigile urbano. Nei primi giorni in Italia mi chiedevo se forse per qualche motivo il mio veicolo fosse considerato irregolare sulle strade pubbliche, non avendo nè targa ne alcun segno ufficiale di riconoscimento. Invece non ho mai avuto problemi con la polizia, se non che ogni tanto qualche agente mi controlla la carta d'identità e mi fa perdere un sacco di tempo come è già successo il primo giorno di viaggio in Baviera.
Questo agente per esempio voleva assolutamente farsi fare una foto con me da far vedere alla sua fidanzata... e me l'avesse spedita la foto, almeno lui che dovrebbe essere un esempio di correttezza!
Poi ho ancora portato su un po' di gente di qua e di là per la città, ed infine nel primo pomeriggio sono tornato al centro sociale, per prepararmi a ripartire. Intanto al centro sociale erano arrivati dei giovani appena usciti da scuola per lavorare sui computer del laboratorio, e uno di questi che invece non si intendeva di computer bensì ... di biciclette. Paolo, così il suo nome, ha piacere di dare un'occhiata più da vicino al mio veicolo. Si lamenta poi del cattivo livello dei corsi di formazione per meccanici delle biciclette qui in Italia, e che dovrebbe andare in Germania per fare un corso serio. Si offre di provare a centrare le ruote posteriori, nonostante che non abbia molta esperienza, e alcuna ne abbia con mezzi a tre ruote... Sotto un albero nel cortiletto dell'edificio occupato ci mettiamo a parlare di varie cose, mentre lui cerca di destreggiarsi con il tiraraggi che ho appena comprato. Uno sguardo da insider nel delicato equilibrio che permette l'esistenza di questo unico centro sociale in questa città, gli aspetti negativi che inevitabilmente si porta dietro questa realtà alternativa. Spacciatori di droga che gironzolano continuamente intorno all'isolato, altri loschi figuri che minacciano di adescare le ragazzine che frequentano il centro, un certo atteggiamento di alcuni personaggi intorno all'associazione, che valgono come indefessi profittatori dell'impegno altrui. Purtroppo problemi che riguardano anche l'associazione artistica che ospita il mio laboratorio-atelier a Monaco di Baviera, da molti outsider considerato (erroneamente) un rifugio per drogati, e da altri considerata una occasione per trarne vantaggi personali. Il centro sociale Bruno occupa questo edificio senza un affitto, e offre in cambio di questa “ospitalità” o “tolleranza” da parte del Comune un'offerta di formazione sociale e di iniziative culturali di stampo laico altrimenti carente a Trento. Vedete, si può essere a favore dei centri sociali che occupano case in disuso nelle città italiane, o si può anche esserne contrari, si può anche ritenere che diffondano fra i i più giovani messaggi pericolosi.
Ma quando si arriva fra persone che sono ancora fra le poche rimaste che conoscono il valore dell'ospitalità disinteressata, dell'aiuto e della cooperazione per degli ideali comuni a tutti, quando si arriva fra queste persone come sono arrivato io ieri sera a Trento, da viaggiatore, sudato e stanco, e queste ti accolgono come un loro fratello, si capisce che queste persone sono le chiese del domani, sono i più sinceri portavoce di un'umanità che strepita per liberarsi dalle maglie dell'individualismo in cui le nostre economie tendono a farci rinchiudere.
Adoperarsi in seno ad associazioni come questa, e non sfrattarle continuamente, è la via verso un futuro fatto di esseri umani e non di canaglie senza scrupoli!

Intanto aveva ripreso a piovere via via sempre più abbondantemente, e alla fine pioveva anche sotto l'albero, quindi siamo tornati dentro l'edificio la cui porta d'ingresso si apre esclusivamente dall'interno, evidentemente per precludere l'ingresso a persone con cattive intenzioni.
Nel frattempo finalmente era arrivato Kasper, l'amico olandese che vive e lavora a Trento, e collabora attivamente alle iniziative del centro sociale. Una delle sue idee è stata quella di adibire una stanza dell'edificio a “Umsonstladen” ovvero un negozio dove non avviene alcun scambio di denaro, ma solo di oggetti d'uso. Chi possiede qualcosa che giudica superfluo per i propri bisogni lo può lasciare in questo posto, e in cambio prendere una delle cose presenti di cui invece ha bisogno.
Io che sapevo già prima di partire di questo “esperimento metaeconomico” avevo portato già fin dalla partenza alcune cose di cui mi volevo liberare. A queste se ne sono aggiunte altre che durante questi primi giorni di viaggio ho potuto degradare a superflue. Per esempio un k-way che non avrei di sicuro mai indossato perchè ho già la giacca impermeabile che ho usato ieri, o un paio ulteriore di jeans adatti solo a far volume nel bagagliaio.
E ho preso con me un accendino, che invece non avevo più e che può essere sempre utile.

Prima di lasciare questo posto incredibile ho ancora salutato Donatello, spiegandogli anche che la mia associazione di Monaco corre lo stesso pericolo di perdere la sua sede come Bruno. Grande era il suo fervore quando accomiatandosi mi ha raccomandato di lottare, di non arrendersi e di restare uniti. Ho visto con i miei occhi che qui si tratta per queste persone di un ideale più forte della vita e della morte, la sopravvivenza in questo territorio di questo polo indipendente. Lunga vita a Bruno!

Per accomiatarmi dalla città invito Kasper a salire e mi faccio portare proseguendo verso sud paralleli all'Adige fino ad un supermercato nella periferia sud di Trento, dove entrambi dobbiamo fare la spesa. Intanto Kasper mi racconta delle idee che sta sviluppando assieme ad altri programatori informatici, di creare una piattaforma comunicativa su internet che sia più libera dei siti promotori dell'ospitalità reciproca attualmente esistenti. Un sito tramite cui se tu ti trovi in una qualsiasi città puoi avere senza troppe complicazioni il numero di telefono o l'indirizzo di qualcuno che abita da quelle parti, o di qualcuno che conosce la zona e ti può indicare dove andare a dormire, o a chi poter chiedere aiuto in caso di necessità. La mia obiezione era che il rischio è di abituarsi troppo ad avere contatti con le persone solo con l'intermediazione di una macchina, come di fatto già accade per un gran numero di persone nel mondo, che hanno paura a parlare al vicino di casa ma parlano tranquillamente attraverso le chat delle questioni più intime con persone che neanche hanno mai visto in faccia . Kasper ritiene invece che quello che lui ha in mente sarebbe un modo per educare persone altrimenti schive e paurose ad allontanarsi dai loro ambienti abituali ad aprirsi a nuove strade, a diverse culture, a vincere la paura del diverso, e quindi in definitiva ad essere persone più sociali.
Ci siamo presi un chinotto da bere, e quando abbiamo scolato la lattina non rimane che tempo per salutarci e augurarci ogni bene.

È ancora giorno e potrei oggi arrivare anche molto lontano, sennonchè dopo appena una quindicina di chilometri a sud di Trento l'istinto di buongustaio mi dice di fermarsi. Ci sono dei Tir parcheggiati in uno slargo della strada, e proprio di fronte una trattoria con diversi camionisti là fuori a chiacchierare. è un cenacolo internazionale di autotrasportatori, che evidentemente conoscono questa trattoria e vi fanno sosta ogniqualvolta passano di là per lavoro.
Ho pensato: mangio qualcosa qui, e poi proseguo...Così ho parcheggiato là davanti a quelle persone che parlavano di fronte all'uscio con un bicchiere di prosecco in mano, mi sono seduto e ho dato un'occhiata al menù. Prezzi modici, piatti interessanti. Per primo ho ordinato un vino bianco e dei tortellini in brodo. Purtroppo non avevano nè pasta e fagioli, nè minestra di verdure, che altrimenti avrei mangiato molto più volentieri. E poi ho ordinato un piatto tipico del tirolo e del trentino, il Gröstl, una specie di stufato con la carne e l'uovo, e mentre parlavo con l'ostessa si è intromesso un camionista austriaco per raccomandarle di farla cucinare nella versione di Innsbruck, con l'uovo intero cotto in cima. Ed era buonissimo.
Po fra una portata e l'altra uno degli avventori abitudinari della trattoria-bar mi ha offerto un bicchiere di bianco, poi dopo che questo si è rovesciato sulla tovaglia me ne ha ordinato un secondo, e dopo avere finito di mangiare al mio tavolo sono andato con il mio restante vino a fare amicizia con queste persone là fuori, che sembravano assai interessate a sapere di più su questo veicolo, e dovetti così raccontare un po' tutto il tragitto finora percorso attraverso le Alpi.
L'uomo che mi aveva offerto il vino era venuto lì con una moto fresca di carrozzeria, così splendente che gli ho consigliato di tenerla in salotto piuttosto che farla deperire per la strada. Da lì il discorso prende la via dello spiegarmi tutta la realtà dei motociclisti, i biker, che sono una vera società segreta, dove ognuno ha un proprio nome in codice, con delle ferree leggi di gerarchia e di territorialità, e spesso fra queste bande si arriva a scontri anche violenti. Le persone che appartengono a questi gruppi sarebbero tutti figli della borghesia più agiata... per loro la moto non è un mezzo di trasporto, ma un attributo del proprio status all'interno di questa sottocultura. Non hanno interesse a fare gare di velocità come i motociclisti che si ammazzano su per il Brennero e che si comportano come se corressero su un circuito di formula uno, loro vanno alla velocità di un cavallo al galoppo, e sono di fatto come i signorotti a cavallo di 200 anni fa.
Anche Alois, l'altro indigeno che si beve una birretta in mezzo a questi camionisti, ha avuto una moto, e l'ha dovuta a malincuore vendere. Lui mi racconta in un torrente di parole tutto quello che uno straniero può essere interessato a sapere sul Trentino, tipo che il Trentino è la regione con il primato italiano assoluto per numero di alcolizzati.
Intanto mentre ormai fuori è notte fonda e comincia a far fresco mi continua a raccontare un sacco di cose del posto, tipo che Trento ha una lunga tradizione di anarchici, e il loro più importante esponente vive in una casa senza elettricità, ma la sua fidanzata è una tranquilla commessa di boutique. E poi dello zio prelato, da cui lui ha preso le distanze più interessato alla cultura rasta. Alois nel giro di poche ore mi ha raccontato tutta la sua vita, e se dovessi qui scrivere tutto quello che ho sentito da lui dovrei scrivere un libro. Basti dire che grazie alla sua vita piena di avventure sapeva immedesimarsi nella mia situazione di viaggiatore senza un pernottamento sicuro. Perciò mi ha con molta umiltà invitato a dormire a casa sua. Io ne sono stato davvero felice, perchè avevo bevuto un po' e di notte era meglio non rischiare di guidare. Abbiamo ancora bevuto al bar una birra, un amaro e un caffè al ginseng, e infine mi ha espresso il desiderio di guidare lui fino a casa sua, che era distante circa un chilometro. Ci trovavamo presso il paese di Besenello, sulle alture in lontananza si vedeva il castello Beseno illuminato.
Fosse stato chiunque altro non avrei acconsentito a farlo guidare, per di più di notte. Ma appena è salito in sella con un certo disappunto mi sono accorto che sembrava nato per guidare il risciò. Si vedeva che era stato un atleta. Non ho avuto bisogno di dargli alcuna istruzione. Incredibile. La casa è un po' imbriccata sul pendio verso il castello, ma tanto pedalava lui, e con molta più forza di quella che potessi avere io. Se fosse venuto giù per le Alpi al posto mio, ce l'avrebbe certamente fatta in due giorni invece che quattro. Era una mansarda piccola e ospitale, e salendo le scale esterne mi indicava con un afflato romantico la mansarda di fronte, dove abitava la donna amata, e la cui finestra era ancora illuminata. Da lui fra un discorso e l'altro abbiamo ancora bevuto una birra al doppio malto ciascuno, abbiamo fumato qualche sigaretta assieme e infine molto tardi siamo andati a dormire. Entrambi dobbiamo dormire per essere in forma domani. Lui lavora sui tetti, io devo essere venerdì mattino a Sovizzo, un comune nel vicentino, perchè sono atteso presso il locale municipio.

Trento-Besenello: 16 km


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