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Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? in risciò da Monaco di Baviera a Genova
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Ventiduesimo Giorno

Venerdi 14 settembre 2007

Come andò che risalii il corso del torrente Stura, e trovai rifugio notturno in una casa in un giardino fiorito a Masone.



L a mattina scendo per la colazione proprio pochi minuti prima che finisse l'orario consentito per fare colazione: una brioche impacchettata nella plastica, posate di plastica impacchettate nella plastica, piatto di plastica, marmellatine nelle confezioni di plastica, yogurt nell'immancabile vasetto di plastica. E succo di arancia in un bottiglino di plastica da bere in un bicchiere di plastica. Era da tanto che non vedevo tanta plastica usa e getta per alimenti tutta assieme, credo dall'inizio degli anni '90.
Mentre scartavo dalla plastica quel poco che c'era da mangiare (infatti poi la donna di servizio impietosita mi ha dato delle altre brioches da portare via) intorno a me scorrazzavano i giovanissimi ospiti stranieri dell'ostello, che erano qui ospiti di un qualche evento sportivo internazionale che si svolge a Genova. Si allenavano nel campetto da calcio a fianco dell'ostello, mentre caricavo sul risciò i miei bagagli prima di ripartire. Bel posto per pernottare, qui... solo un po' troppa plastica.
Sono risalito verso il centro di Ovada e ho cercato in un tabacchino delle cartoline vecchie di Ovada, ma invano. Essendo evidentemente un luogo che solo recentemente si è rilanciato come meta turistica appetibile, non ha una tradizione di cartoline o souvenir come altri luoghi di villeggiatura o escursionismo che sono frequentati dai turisti già da decenni, solo cartoline nuove, grandi e finemente elaborate in digitale. Frugando nel fondo di un cassetto abbandonato la commessa mi trova però una foto stampata su cartoncino che sarà vecchia di un secolo.

Ovada cent'anni fa


Comincia la salita: dapprima un tratto di salita lieve ma tortuosa, che mi porta fuori dal territorio di Ovada in mezzo ai boschi fino ad entrare in Liguria. Quindi nel primo pomeriggio ho raggiunto Rossiglione. Un paese completamente deserto, se si eccettuano due ragazzini che ho tirato su e portato fino alla stazione del treno. Mentre aspettavano che arrivassero i loro amici da scuola si sono arrischiati a guidare entrambi a turno il risciò con me dietro, ed entrambi se la sono cavata da subito sorprendentemente bene! E avevano molta più forza di me!
Poi continuando a salire il torrente Stura sono arrivato a Campoligure, paese che mi è già noto perchè in passato ci si facevano delle gite con la mia famiglia, in occasione di questa o quella fiera paesana. C'è un castello antico ed una affermata tradizione di artigianato della filigrana, che almeno d'estate attrae un po' di gente di Genova e dintorni. Un bel posto di montagna. Faccio pausa-merenda al tavolo del bar nella piazza centrale, quella con una statua sgraziata di una donna che sorregge un soldato, e con a monte la chiesa. Là ho il grande piacere di bere un thè assieme a due donne campesi, Veronica e Paola, che mi offrono uno sguardo dall'interno in questa comunità montana.
Il ruolo educativo della parrocchia, la miseria dei lavori di fabbrica degli uomini del Paese, la generale chiusura mentale della gente, siano giovani o meno giovani. I conflitti fra genitori e figli, che vivendo in un posto piuttosto isolato dalla grande metropoli, non possono evidentemente fare a meno di un motorino, e i genitori che sono costretti a comprare questo aggeggio che costa quello che può costare, e con cui i ragazzini rischiano continuamente di spaccarsi la testa. La strada del Turchino non è poi meno pericolosa di quella del Brennero. Solo che qui almeno le autorità -certamente più parsimoniose– si sono risparmiate campagne di sensibilizzazione inutili rivolte all'amor proprio dei motociclisti. Ma perchè i ragazzini non vanno in bicicletta invece che in motorino? Perlomeno costerebbe molto meno ai loro genitori. “Non mi dire”, mi risponde Veronica, il cui marito spende migliaia di euro per coltivare il suo “hobby”, il ciclismo.
E vengo messo al corrente dell'"impresa" di questo Campese, un certo Gualco, un giovane che è partito in bici da Genova per andare a capo Nord e scendere fino in Irlanda; ci ha messo 4 mesi ad arrivare. È forse necessario precisare a questo proposito, onde evitare di alimentare della mitologia dove si tratta di normalità, che se fosse andato a piedi o a dorso d'asino ci avrebbe impiegato di meno!
Ma perchè -diavolo!- in Italia si continua a pensare che chi va in bicicletta poco più in là della propria città è un pazzo originale, un vagabondo o un grande atleta? Perchè l'italiano medio non ha il coraggio di spostarsi di svariati chilometri con le proprie gambe se non ha una bicicletta supertecnologica e ultraleggera, un abbigliamento ridicolo, attillatissimo e costoso anch'esso, un contachilometri sul manubrio e un casco a prova di bomba in testa?
La bicicletta è il mezzo di trasporto che permette le migliori prestazioni di trasporto personale con il minimo dispendio energetico, lo dicono i fisici. Perchè non comprare ai propri figli quando compiono i 14 anni una bicicletta, e se i suoi amici hanno tutti il motorino, regalare anche a loro un bicicletta, il che costerebbe comunque meno che dover pagare un solo motorino e la benzina per farlo andare?
La vera povertà è l'incapacità di distinguere i reali bisogni da quelli indotti. E un mezzo a motore per un ragazzino di 14 anni è sicuramente uno di questi.
Un ragazzino si sente escluso dal gruppo se è l'unico a non avere il motorino, ma ragionando così se tutti gli amichetti di mio figlio avessero la Ferrari allora cosa faccio, gli devo comprare una ferrari? Ma stiamo scherzando?
Qui secondo il mio seppur modesto parere manca del sano buonsenso.

Ristorato da questo gelato e rallegrato da questo incontro ho proseguito speditamente fino a Masone, che è il posto dove vorrei passare quest'ultima notte prima di arrivare a Genova.
Arrivo a Masone già intorno alle 5 di pomeriggio, ed ho tutto il tempo di guardarmi attorno. Ho il numero di telefono di un Bed&Breakfast che mi è stato caldamente consigliato da conoscenti che ci sono già stati, e però prima vorrei visitare la pizzeria “La botte”, un locale che mi é gia noto, e dove forse hanno anche delle camere. Ma la botte è chiusa per ferie. Intanto mi fermo al supermercato là vicino a comprare del pane e salame e qualche scatola di legumi lessati. Poi prendo un the e un buon pezzo di crostata nel caffè di fronte al supermercato, mentre dal giornale cerco di evincere qualche notizia in più sulla notte bianca di domani sera a Genova. Ci sarà fra gli altri anche Milva a esibirsi in piazza. E Tiziano Ferro. è prevista una marea di gente, come mai si è vista per le strade di Genova. Infatti il tipo del comune che mi ha telefonato ieri sera ha detto che mi conviene portarmi verso piazza De Ferrari prima delle 6 e rimanerci, perchè dopo per il resto della serata ci sarà così tanta gente per strada che sarà difficile spostarsi.
Infine telefono al “giardino fiorito”, questo il nome del Bed&Breakfast, e avviso che sto per arrivare. Dopo 5 minuti sono già là, infatti è poco a monte della strada principale di Masone. La casa è carinissima. Il padrone di casa mi fa parcheggiare dentro la cancellata che racchiude la casa e il giardino fiorito. Da lì si entra nello spazioso soggiorno.
Là la padrona di casa, la signora Macciò, che è una scrittrice, mi ha assegnato la camera per stanotte per 30 €. La camera è di gran lunga la più bella camera dove abbia mai dormito. La tipica camera dove ci piacerebbe venire a trascorrere un fine settimana con la donna che amiamo. Un letto matrimoniale nel centro della stanza, di legno massiccio, ricoperto da una fodera che si intona perfettamente con tutto il resto della stanza, arredamento fra il rustico e l'elegante, in un angolo un tavolino con due bicchieri da spumante, e una rosa rossa nel portafiori.
E di fronte al letto un grande televisore con il decoder per vedere i canali stranieri via satellite. Questo non era neanche il massimo del romanticismo. Anzi, come stanza per una coppia io non l'avrei proprio messo un televisore. Ma per me che ero da solo e avevo voglia di riposare queste stanche membra oltre che il cervello, la televisione una tantum mi è sembrata una buona idea. Così ho passato diverse ore prima di addormentarmi steso a letto a fare zapping fra canali italiani, europei e asiatici.

Ovada-Masone: 21 km


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