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Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? in risciò da Monaco di Baviera a Genova
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Primo Giorno

venerdi 24 agosto 2007

Come andò che si partì da Monaco di Baviera su un risciò e si raggiunse il lago di Kochel, superando la perquisizione di due gendarmi bavaresi, la fatica e il sonno, e si fece bivacco sulla riva del lago.



La notte non sono riuscito a prendere sonno, tanto è forte la voglia di partire: il mio primo viaggio su di un risciò. Uno dei primi documentati. Una cosa per molti incredibile.
Qualcuno mi ha raccontato di un indiano che dall'India ha fatto in risciò il giro del mondo per portare un messaggio di pace. Io non lo farei mai, però se quell'uomo ha fatto così tanta strada, a me questi scarsi 1000 km non faranno certamente male. Verso le 11 e mezza mi accomiato dai miei vicini di casa che mi augurano di tornare presto. Il mio vicino Sebastian ci fa anche delle foto mentre con Mark ci allontaniamo dal portone di casa.

Rocco Marvaso und Mark Schmidt am Start


Verso mezzogiorno arriviamo nel centro città e io mi fermo a salutare tutti i colleghi che stanno là parcheggiati in fila sulla Marienplatz. Ritiro un po' di contante dal bancomat di Marienplatz, riempo le borracce spagnole alla fontana con l’acqua buona davanti al Vecchio Municipio… Saluto i colleghi, con un arrivederci e una fetta di torta ciascuno, e ..si, forse sarò di ritorno per l'inizio dell'Oktoberfest.
Poi il mio meccanico Mark, che mi accompagnerà con la sua bici attraverso le Alpi e che si è procurato anche lui qualche borraccia spagnola e le ha già riempite, mi fa notare che un copertone del risciò ha una piccola fenditura laterale e che quindi è necessario comprare un copertone di riserva – di una misura particolare, che non si trova dappertutto- ...per evitare di rimanere per strada.. così andiamo a cercare il copertone di riserva prima da Karstadt Oberpollinger am Tor, passando in mezzo al fiume di gente che passeggia per il viale pedonale, poi oltre la fontana di Karlsplatz e la Sonnenstrasse lungo la Landwehrstrasse fino in fondo da Radlbauer, ma neanche lui ce l'ha. Davanti a Radlbauer incontriamo 3 ragazzi Lucani in bicicletta, che raccontano di come da loro sia impossibile girare in bici in città -pericolo di morte- . Ma io sul mio risciò mi sento in una botte di ferro! Il copertone nuovo (costo 24 euro scontato) lo appendo in principio sul retro del risciò come fosse la ruota di un fuoristrada.
Intanto è passato sulla sua Fixi Marcus Brenner, un collega molto in gamba, uno che si è costruito un bakscia (risciò dove i passeggeri siedono davanti al'autista, e simile ai carretti a pedali che si usavano un tempo anche in italia nelle campagne) con la cabina passeggeri interamente in legno. La fixi è una bicicletta particolare, solitamente autocostruita, senza freni e senza marce, che si muove senza rapporto di trazione fra il pedale e la ruota. L'incontro con Marcus è una bella sorpresa: ci ha portato come ci aveva promesso un paio delle magliette che stampa lui in proprio con la famosa grafica “SAVE OIL-BURN FAT” proseguiamo assieme in direzione Isar, io indosso subito la mia maglietta col logo dietro e me la comincio a sudare con grande gioia. Dopo che Marcus è arrivato nei pressi di casa sua io e Mark piano piano usciamo dal centro abitato e dopo una ripida salita che mi vaccina contro le future presunte fatiche delle Alpi ci immettiamo nella Wolfsratshausenerstrasse e ci dirigiamo infatti verso Wolfsratshausen, che dista circa 35 km.

Fata Morgana: il Brennero è ancora lontano!


Alcune pause presso un ufficio postale per sistemare il sellino, per spedire un pacco per posta e comprare un libro degli ospiti da tenere sul retro del risciò, mangiare un gelato e abbuffarsi di kinder cioccolato fornitomi la sera prima come “carburante” da un affezionato sostenitore. Sono almeno 30 chilometri, a saliscendi, e fino a lì si fanno le 5 e mezza. Ci inoltriamo nel paese chiedendo a tutti dove si mangia un onesto piatto di spaghetti, ma pare che ci sia solo un italiano nei paraggi che è piuttosto caro, e l'altro italiano è chiuso per ferie. Così finiamo in un tavolo su una terrazza su un laghetto a mangiare patatine fritte e una qualche sorta di altri carboidrati semplici, spruzzati di apfelschorle. Nonostante mi stia astenendo dalla birra mi sento come ubriaco, è sempre così quando passi una notte in bianco... intanto telefoniamo con Andres, l'amico che ci dovrebbe raggiungere nel luogo dove abbiamo programmato di fermarci per la notte, il laghetto di Kochel. Mark ha con se arrotolata sulla sua bicicletta una tenda da viaggio. Ci accordiamo per comprare noi qualcosa da arrostire al fuoco e lui qualcosa da bere per la serata. Io ero stanchissimo quando ci siamo seduti a mangiare, ma dopo aver bevuto l'apfelschorle e aver saputo dall'oste jugoslavo che mancavano solo 25 chilometri a Kochelsee mi rinfranco e pregusto già le patate alla brace sulla riva del lago. Andiamo per un pezzo dritto davanti a noi lungo una bella strada spaziosa e piana, mentre il sole comincia a calare, quando improvvisamente da una stradina laterale due poliziotti ci intimano di accostare. Siamo su un tratto della Bundesstrasse 11 vietato ai ciclisti.

Difficile spiegare in due parole cosa diavolo ci facciamo lì e con un tale veicolo, anche se a me sembrava la cosa piu naturale del mondo. Comprensibilmente sono molto curiosi e così scatta la perquisizione completa, cosi completa da rendere manifesta la tendenza feticista del mio amico, che tiene nel portafogli ciocche di capelli femmnili, e tale da costringermi ad aprire il minuscolo barattolino nascosto in un sacchetto contenuto in una scatola sommersa dalla biancheria pieno di erba melissa essiccata, destinata a mia mamma, per essere sicuri che non si tratti di erba d'altro genere...

A proposito: questa è anche per me l'occasione per annoverare gli elementi del mio bagaglio.
Esso consiste in un borsone da viaggio con gli effetti personali, come una qualsiasi valigia da viaggio, biancheria, rasoio, pantaloni, scarpe di ricambio ecc., alcune cose da consegnare ad alune persone a Genova (no, niente droga), diversi libri e quaderni, una borsa piu piccola con dell'attrezzatura per dipingere (io sono pittore e mi porto sempre dietro i ferri del mestiere), una robusta pompa a due mani per le camere d'aria, un impermeabile, alcuni pezzi di ricambio per il veicolo, quali camere d'aria e un semiasse di riserva, alcuni generi alimentari a lunga conservazione ed alcuni regali per i miei parenti di Genova e di Milano. Un'ultima borsa è atta a contenere tutti gli attrezzi e il materiale per le riparazioni, il kit per tappare i buchi nelle gomme, l'olio dei freni di scorta, l'olio lubrificante, chiavi e chiavette assortite, come anche quello che è universalmente utile in viaggio: cordino, coltellino, nastro biadesivo forte, ecc. Infine dentro il bagagliaio trova posto un sacco a pelo. Lo spazio rimanente sotto il sedile sarebbe stato occupato nelle settimane successive dalle cose più disparate: una collezione di cartoline, un'altra di piantine delle città, diversi depliant turistici, bottiglie di vino ed altre cose così. Nello spazio aperto fra il sedile, amorevolmente foderato in pelle, e lo schienale, altrettanto amorevolmente foderato di un tessuto ricamato a fili dorati con motivi floreali, trovano posto invece l'atlante stradale dell'Italia, il libro degli ospiti, il disco orario e via via avrebbero preso posto anche diverse cose raccolte durante il viaggio. All'inizio c'era solo una bandierina tedesca. Sul tettuccio invece sventola una bandierina dell'italia, che mi porto sempre dietro anche quando guido il tassì a monaco. Sempre sul tetto è fissato il caricabatterie a energia solare, per ricaricare il telefonino e 4 batterie stilo, e collegato a questo il cavetto per alimentare il telefonino, quest'ultimo posizionato in una apposita tasca a lato del sedile passeggeri. Appesa al manubrio tengo una piccola borsa a tracolla, con dentro il portafogli, il diario, diversi documenti, accendino, tabacco, e qualcosa da mangiare durante la corsa. Sopra il sedile è adagiato ripiegato un pastrano di feltro nero, che ho comprato l'anno scorso in occasione di un matrimonio in costume medioevale, e che in questo viaggio si è dimostrato perfetto sia come coperta per tenere caldi i passeggeri durante le ore più fresche o quando tira vento, sia per me per avvolgermicisi durante i riposini notturni o anche sui giacigli dove ho pernottato senza avere a disposizione delle coperte vere e proprie.


E fu così che assieme a questi due simpaticoni perdemmo l'ultima ora preziosa di luce, e accumulammo ritardo sulla nostra meta. Siamo costretti a proseguire su delle odiose piste ciclabili fatte a sali e scendi, reietti dal traffico automobilistico.
Sperimentiamo per la prima volta la sgradevole mancanza di orientameto data dal fatto che nelle piste ciclabili in mezzo alla campagna se anche ci sono dei cartelli ai crocicchi, sono totalmente al buio e si rischia sempre di perdersi... non ho risparmiato imprecazioni rivolte ai due gendarmi, che dovremmo poi ancora ringraziare per non averci multato. Quando è già da un po' notte fonda e si fanno già pian piano le otto e le nove, ci accorgiamo che i cartelli che indicano le distanze si prendono gioco di noi: prima “Kochel am See 10km”, poi dopo un po' “Kochel am See 15 km”):(.
Andres è gia arrivato e ci chiama ogni tanto sul telefonino per dire che è già là, che aspetta, poi che si è preso una birra al bar, poi che il bar sta per chiudere e non sa dove andare e ha freddo...e intanto si fanno anche le dieci. Quando è chiaro che io procedo ad una velocita alquanto inferiore a quella di una bicicletta, propongo a Mark di lasciarmi indietro, correre da Andres e preparare insieme il campo per la notte, mentre io con la mia andatura li raggiungo piu tardi. Hei mancavano solo dieci chilometri, ma è sembrato il piu lungo tragitto che abbia mai percorso! Era tutto buio, ero stanco morto, diventava anche pian piano freddino alle estremità, ai lati della strada le mucche come fantasmi immobili mi fissavano inquietandomi, ogni tanto degli automobilisti mi superavano ma nel buio rimanevano delle presenze disumane. E mi dovevo stupire di quanto un uomo possa andare avanti anche se è distrutto dalla fatica, se ha un obiettivo.
Ma finalmente eccomi arrivare al centro abitato, e subito essere accolto da un gruppo di ragazzi del posto che festeggiavano un compleanno con una bottiglia di cola e dei bicchieri di carta, e che mi hanno offerto un po di quella roba, che assetato com'ero mi è sembrato nettare divino. Mi raccontavano che loro vanno in taxi di gruppo nel paese vicino, e che per questo non hanno bisogno di linea di autobus, nè soffrono troppo della mancanza di auto personale. Beh, sono anche dei ragazzini, ma se vedessero i loro coetanei italiani che scorrazzano sui motorini e non sono per lo più neanche mai saliti su un taxi perchè costa troppo... Andres mi viene a prendere con la sua bici e mi porta all'accampamento sul lago.

Davanti al fuoco ci si addormenta ancora meglio che davanti al televisore. In più non ho mai visto un televisore che funziona anche da termosifone e senza elettricità!


Mi ricordo che intorno al fuoco si è parlato ancora del più e del meno, penso addirittura di aver avuto ancora la forza di emettere dei monosillabi e sputare due o tre perle di saggezza, ma è chiaro che appena possibile e quasi senza mangiare mi sono cacciato in tenda e buonanotte. Mai sonno fu più beato.

Lo sprint del primo giorno:

München-Kochel am See =67 km (così mi hanno detto.. a me parevano di meno)




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