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Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? in risciò da Monaco di Baviera a Genova
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Ventesimo Giorno

Mercoledi 12 settembre 2007

Come andò che a Pavia venni intervistato, e proseguii fino a Tortona, dove fra amici di cultura tecnica ed umanistica elevata feci esperienza di un'ottima grappa locale.



M i sono svegliato lentamente, lavato e sbarbato, e ho preso la colazione che mi aveva lasciato gentilmente Mauro prima di andare al suo negozio. Poi sono uscito e risalito in sella al risciò. Per prima cosa sono andato al bar nei pressi della sede del giornale locale, la “Provincia Pavese”, che si trova sul naviglio, e ho bevuto un cappuccino con una simpatica giornalista del giornale. Non so se ne sia uscito fuori un articolo come in altre “chiacchierate” del genere, e non ho più avuto nessuna notizia. Poi sono passato a salutare l'ospitalissimo Mauro, che mi ha ancora dato della frutta fresca da mangiare in viaggio, e quindi sono tornato nel centro per godermi un po' questa città anche di giorno.
In corso Garibaldi, nel negozio equo e solidale ho comprato la quinoa per 2.75€. È una specie di lenticchia piccolissima, simile al miglio, che si coltiva in Perù e che ha un gusto formidabile. In Germania si compra ovunque e costa meno di 2 euro, mentre qui è relegata all'alimentazione 'elitaria', come viene considerata quella del commercio equo. In realtà questo cibo rappresentava la base dell'alimentazione pre-colonialista delle popolazioni delle Ande. Cresce infatti ad altitudini considerevoli e non necessita di tutte le lavorazioni dei cereali, che sono stati importati e promossi presso gli indigeni dai colonizzatori spagnoli finchè questa coltura di montagna é diventata una produzione marginale di pochi gruppi isolati.
Sempre sulla stessa via c'e un biciclettaio che si chiama Gigibici. Un uomo con una fisionomia Partenopea molto particolare. Ha ritenuto di poter costruire un veicolo come il mio. È quello che mi auguro, che la costruzione dei mezzi di trasporto utili diventi il più possibile locale, e non che mi debba fare tutta questa strada ogni volta che mi serve un risciò in Italia.

Poi siccome intanto si è fatta l'una e lo spazio fra strada nuova e piazza della vittoria si riempie di studenti e di giovani, ho l'occasione di fare un po' di corse divertenti con alcuni di essi.

Pavia, statua di Minerva


Poi mi riposo ancora un po' in uno dei tavoli del bar al centro della piazza Vittoria, e mi mangio con calma un tramezzino, prima di lasciare il centro e dirigermi verso il ponte coperto sul Ticino.
E via ancora verso sud, che fra tre giorni sono a Genova!
Non ho fatto grandi soste fino a Voghera, attraversando speditamente il fiume Po e immettendomi presso Casteggio in quella statale 10 che se non avessi deviato per Milano mi avrebbe condotto comodamente fino a Tortona già 4 giorni fa.
Fra Casteggio e Voghera ci sono continuamente indicazioni per Salice terme. Questa località è anche a me ben nota, da quando per motivi di salute di un familiare l'intera famiglia ha trasferito il suo epicentro in questa tranquilla località termale. I padroni di casa, un'anziana coppia di persone davvero perbene, li avrei volentieri visitati, poichè dopo quel soggiorno, ormai quasi tre anni fa, non ero mai più stato là. Ma a Tortona mi aspettava già per le sei un amico, Vittorio, che mi avrebbe ospitato per la notte.
Inoltre Salice Terme si trova in mezzo a quelle colline immediatamente a sud della strada, e conosciute come l'Oltrepò Pavese, zona vinicola eccezionale, come ha dimostrato il vino che ho bevuto ieri sera. La strada per Salice su per quei colli comporterebbe tratti di strada in salita.
Presso Voghera ho abbandonato la statale per entrare nel centro abitato. Era tutto come lo ricordavo da quella volta che ero stato qui in sosta verso Salice Terme. La stazione degli autobus, una costruzione grigia e straniante, e la grande piazza con il giardino di fronte alla stazione.
Devo dire che riguardo all'accento non riesco a notare sostanziali differenze fra l'accento che ho sentito a Piacenza e quello che si sente qua, che sento idealmente unificate dall'esistenza plurimillenaria della via Aemilia, che collegava e unificava tutta la pianura a sud del Po.
Dicono che S. Rocco sia morto qua a Voghera, che infatti è una tappa sulla via francigena che collega la Francia a Roma per i pellegrini. Ma altri dicono che sia morto a Piacenza, altri ancora dicono in Piemonte. Probabilmente si è spento un po' alla volta lungo il cammino per la Francia, perdendo qua una gamba, là un braccio. Infatti le sue reliquie sono state raccolte nelle chiese di luoghi anche molto distanti fra loro sul tracciato della via francigena.

Sulla strada verso il centro storico di Voghera ho preso volentieri un po' di carboidrati semplici nel panificio in via Plana: due pezzi di crostata con la marmellata e una brioche ripiena alla crema.
Poi ho pedalato un po' dentro la zona pedonale, e ho scelto un bar all'aperto dove bere un'orzata, o un latte di mandorla, che poi è la stessa cosa. Era un bar con i tavoli fuori, e per una mezz'ora ho chiacchierato amabilmente con il proprietario, un anziano immigrato calabrese, e la sua famiglia che lavorava con lui nel locale.
Intanto si è fatta l'ora di proseguire, e dopo circa un'ora di pedalata rilassata sono giunto alla circolare di traffico presso Tortona con la statua di don Orione nel mezzo, dove Vittorio mi è venuto incontro in bicicletta.
Abbiamo pedalato per un pezzo fino a casa sua, dove la signora madre stava già preparando da mangiare. Mentre si aspetta che venga l'ora di mangiare allora andiamo un po' in giro allegramente per le strade del centro di Tortona.
Non ero mai stato prima d'ora a Tortona, nonostante che mi ci sia fermato decine di volte andando in treno da Genova a Milano. Lo stesso vale per Pavia.
Tortona è una città non molto grande, ma qua ne sono successe di cose.
Per dirne una, qui si è acquartierato Napoleone con il suo esercito durante la battaglia di Marengo, qui è morto Fausto Coppi, qui ha vissuto e operato il santo don Orione.
Le mie domande classiche quando sono in un posto di cui non so niente: Ma perchè Tortona si chiama così? Una città di colpevoli? No, tuttaltro.
Fermo restando che gli stessi romani arrivando qui trovarono già un insediamento umano che si chiamava Dertona o qualcosa del genere, e quindi magari si sono posti la mia stessa domanda e si sono dati una risposta da soli: “Terdona” significherebbe “tre doni”, cioè tre virtù, che la città avrebbe in comune con il leone, animale araldico che infatti compare anche nello stemma della città.
Nel palazzo Guidobono, che ospita il museo civico, in occasione del centenario della morte di Giuseppe Pellizza da Volpedo sono state organizzate quest'anno una serie di mostre tematiche legate a questo celebre pittore.
Volpedo, il paesino dove Pellizza ha vissuto e lavorato tutta la vita, è poco distante da Tortona, al massimo dieci chilometri camminando verso est.
La cena è stata molto buona e molto intensa, e anche i genitori del mio ospite sono delle persone fantastiche. Sulla scorta delle proprie esperienze risalenti a parecchi decenni fa mi hanno raccontato una marea di cose interessanti su come si faceva in passato a fare cose che oggi senza elettricità appaiono impossibili.
Ci sono stati sistemi di refrigerazione domestica per cui invece che tenere tutto il giorno e tutta la notte il frigo acceso, si comprava un pezzo di ghiaccio ogni volta che serviva. Questo ghiaccio era prodotto da una grande fabbrica di ghiaccio, e si infilava nel mobile-frigorifero, un armadietto particolarmente ben isolato. Prima che ci fossero fabbriche capaci di fare il ghiaccio c'era un altro sistema in realtà migliore, consistente nello scavare sulle pendici dei monti delle profonde buche, e aspettare che durante l'nverno nevicasse abbondantemente e la neve gelasse. Poi quando era arrivata la stagione in cui serviva di refrigerare qualche alimento (e già, perchè in inverno ogni casa che si rispetti possiede uno spazio esterno e riparato dal sole e dagli animali dove gli alimenti rimangono al fresco, quindi un frigorifero è pressochè inutile), i mercanti del ghiaccio ricoprivano la buca di paglia, e facevano ogni mattina un viaggio fra la montagna e la città portando un carro pieno di pezzi di ghiaccio. Così a naso non si può essere sicuri che una fabbrica che produce continuamente ghiaccio sia meno inquinante e dispendiosa di una immensità di piccoli frigoriferi casalinghi, ma quel che è certo, è che una cella frigorifera in casa propria ce la si può anche costruire da sè, si risparmiano i soldi per comprare un frigorifero e per smaltirlo quando non funziona più, e se proprio non si ha un mercato vicino a casa dove comprare roba fresca, si può comprare del ghiaccio quando serve . Sono sicuro che quel sistema costava meno di quanto oggigiorno costa tutto quello che gira attorno ai frigoriferi. Dalle cose che compriamo in supermercato e che dimentichiamo in frigorifero, alle cose che compriamo surgelate e che pensiamo di mettere nel nostro congelatore per consumare qualcosa di “fresco” quando ne abbiamo voglia, a tutti quegli alimenti che stando in uno spazio chiuso -per quanto freddo- sviluppano velocemente la muffa.
Io vivo in città, e ho il supermercato a cinque minuti di cammino.
Sinceramente, preferisco farmi una passeggiata di 10 minuti tutti i giorni o quasi, comprando alimenti freschi nella quantità che sono anche sicuro di cosumare effettivamente, che essere dipendente da quanto grande può essere la mia spesa, e quanto grande è il mio frigorifero, e quanto a lungo posso sopravvivere in casa senza andare a comprare. Ma se lo sanno anche i bambini che le cose fresche hanno più sostanze e fanno più bene? Ci sono inoltre una serie di alimenti che non hanno affatto bisogno di stare in frigorifero, e che però vengono comunemente tenuti sempre in frigorifero. Il formaggio grana, per esempio. La frutta e la verdura. Le marmellate. Tutti i prodotti sott'olio e sotto aceto. In realtà quello di cui abbiamo bisogno per vivere non ha bisogno di essere conservato in frigorifero, mentre in qualunque supermercato siamo invasi di prodotti creati apposta per essere conservati in frigorifero. Un litro di latte UHT, se viene consumato entro due-tre giorni e viene conservato in un posto buio e riparato non ha bisogno di stare in frigorifero, e le stesse sostanze che perde stando fuori dal frigo sono anche le stesse che perde stando dentro il frigorifero.
Fino a non molti anni fa era buona abitudine fare una volta all'anno quando era stagione le conserve di salsa di pomodoro sottovuoto. Queste non hanno bisogno di stare in frigo e si conservano per un intero anno! La mamma di Vittorio mi ha raccontato che un'altra cosa intelligente che si faceva con i pomodori freschi era una specie di concentrato di pomodoro secco, che si conservava come qualunque alimento secco e si aggiungeva alle salse come oggi si fa con il concentrato di pomodoro in tubo. Si potrebbe andare avanti per ore ancora a parlare di tecniche di conservazione dei cibi, e di che cosa è migliore e più conveniente di che cos'altro, ma credo che di certe cose ognuno si deve convincere da solo, e se io dico e scrivo che senza frigorifero ho un problema e un costo in meno a cui venire incontro, non posso pretendere di convincere altre persone che preferiscono non avere il tempo di andare a comperare da mangiare tutti i giorni per avere in cambio un lavoro più remunerativo-più gratificante-più perbene.
Per conto mio ci sono due possibilità nella vita: o avere un lavoro così buono da potersi permettere di farsi cucinare qualcosa di fresco tutti i giorni, a casa o in ristorante, o non avercelo, ma avere in cambio tanto tempo libero in più per procurarsi il meglio qui e là.
La condizione peggiore che porta un sacco di problemi in più è avere un lavoro mediocremente buono che non permette nè di mantenere una cameriera, nè di avere il tempo di andare tutti i giorni a comprare alimenti di giornata, e che perciò costringe ad aver eventualmente bisogno di un frigorifero capiente, e avere (=comprare,mantenere,riparare) un'auto con cui andare una volta alla settimana a comprare cose non fresche in un grosso supermercato.

Si potrebbe anche senza fine discutere se ci sia un risparmio complessivo o no nel comprare ed usare un'auto che va a gas, o a batteria piuttosto di una che va a benzina. Probabilmente un'auto ecologica non è meno dannosa per l'ambiente, oltre che onerosa per le nostre tasche. Voglio dire che chi ha un'auto fuori norma che produce molte polveri fini di solito lo sa e perciò la usa solo quando è strettamente necessario. Mentre invece chi ha un'auto ecologica certificata ha la coscienza pulita e la usa magari più spesso del dovuto. Se ho una lampadina che consuma molto la userò con parsimonia, mentre se ne ho una a basso consumo magari non ci penso e la lascio accesa tutta la notte. Ma alla fine dei conti finisco per consumare di più. È come la favola della lepre e della tartaruga.
Vero è poi che una volta investito un patrimonio per comprare un veicolo o un elettrodomestico costoso, magari con la più moderna certificazione ecologica, sembra un peccato non utilizzarlo, anche quando non se ne ha realmente bisogno.

Purtroppo molti di noi non sono mai stati educati a non divenire schiavi degli oggetti di proprio possesso.

Molti altri invece, e io mi adopero di appartenere a questa seconda categoria di persone, si stanno via via rendendo conto delle cose fintamente utili che ci appesantiscono la vita e ci distolgono dalla felicità.
Il filosofo Socrate diceva:”quando vado al mercato mi stupisco di vedere di quante cose non ho bisogno”.
Potessimo tutti dire così quando ci troviamo in un supermercato, o anche in un'agenzia di viaggi, in una pasticceria o in un bar.
Ho avuto ancora una volta una occasione per riflettere che l'unico vero risparmio risiede nel buonsenso, e che la comodità fine a se stessa è uno svantaggio piuttosto che un miglioramento della vita.

Dopo cena abbiamo messo il riscio in garage e siamo andati nel centro nella sede di un'associazione chiamata “Le Chat Noire”, il gatto nero, che rappresenta un prezioso polo culturale indipendente nella società tortonese. Questi ragazzi, fra cui anche Saverio, il fratello di Vittorio, organizzano qui serate di teatro, di dibattito, e di musica.
Questa sera invece si svolgeva una tranquilla riunione organizzativa, al termine della quale ho avuto il piacere di assaggiare un calice della grappa distillata in proprio da un socio.
Non avevo mai prima d'ora bevuto della grappa con troppo entusiasmo, ma sempre per cortesia.
Questa volta invece mi è stata offerta nel bicchiere della forma adatta, che nel corso di alcuni minuti lascia smussare le asperità del gusto e la lascia rotolare in bocca con grande piacere.

Tortona stazione


Tortona è una città che per alcuni è la piccola Roma, perchè intorno ci sono anche sette colli come nella città tiberina, mentre per altri è la piccola Milano, perchè anche qui c'è la Madonnina: è la grande statua bronzea che sovrasta la città dalla cima del pittoresco santuario fatto costruire da don Orione.
Poi a notte tarda Saverio mi ha accompagnato nel locale là vicino dove avrei dormito per stanotte, un confortevole alloggio ricavato da una mansarda.

Pavia-Tortona: 45 km


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